di Jeff Hoffman
All’Italia serve un deposito per le scorie nucleari. Lo ha ribadito il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Pichetto Fratin, alla fiera di Ecomondo a Rimini, il 7 e 8 novembre, in occasione dell’incontro degli stati generali della green economy.
Effettivamente, in seguito agli accordi firmati da Francia e Italia nel 2010, il ministro Fratin si trova a dover gestire le scorie delle vecchie centrali nucleari consegnate all’estero che, adesso, il fu Belpaese dovrà riprendersi entro il 2025. Stiamo parlando di 22 container stipati di scorie ad alta intensità attualmente depositate fra Slovacchia, Francia e Regno Unito, più 98 mila metri cubi di scorie a bassa e media intensità.
L’allora ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola spiegò agli italiani che entro il 2030 l’Italia avrebbe prodotto il 25% dell’energia elettrica dal nucleare. “Io, se potessi scegliere dove mettere una centrale, me la metterei nel giardino di casa, per un semplice motivo: che in tutto il mondo, dove è stata costruita una centrale nucleare, è cresciuta l’economia del territorio e c’è stata una grande salvaguardia dell’ambiente, perché non ci sono emissioni”, aggiunse Scajola durante una conferenza stampa.
Secondo il ministro Fratin, “questo governo vuole farcela e farà il deposito delle scorie. Ci lavoro quotidianamente e di conseguenza, non dico entro Natale, ma certamente in tempi molto brevi”.
Il problema è che nessun comune italiano si è offerto volontariamente per accogliere il deposito di scorie nucleari e, al contrario, sindaci e cittadini si sono fermamente opposti alla proposta avanzata nel 2021 a 67 siti fra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.
Tuttavia, sulle note della canzone draghiana “volete l’aria condizionata o la pace”, il ministro Fratin ha commentato il fronte dei no dei comuni italiani affermando: “chi dice che non vuole il deposito delle scorie è pronto a dire a un suo familiare o a un suo amico “non fare la Pet in ospedale, perché produce scorie”?
E’ del 2011 la direttiva europea che impone a tutti i paesi dell’unione di avere un suo deposito nazionale.
La sovranità appartiene al popolo, ma, ahinoi, non è chiaro di quale popolo si tratti.