di Gionata Chatillard
Era diretta in Italia l’ennesima nave attaccata dallo Yemen nel Mar Rosso. Il Governo del paese arabo, in mano agli Houthi, ha da tempo promesso di bloccare qualsiasi imbarcazione diretta in Israele fino a quando il Governo Netanyahu non metterà fine all’offensiva su Gaza. E così, questa volta l’obiettivo è stata la petroliera Strinda, battente bandiera norvegese e diretta in Italia con 15.000 tonnellate di residui di oli vegetali caricati in Malesia e destinati alle bioraffinerie gestite dall’ENI.
Ad accorrere in aiuto della nave è stata una fregata militare francese, dopo che il lancio di un missile aveva provocato un incendio a bordo. L’imbarcazione transalpina avrebbe poi impedito ulteriori bombardamenti, arrivando anche a intercettare e distruggere un drone yemenita. Secondo altre fonti, sul campo sarebbe intervenuto anche un cacciatorpediniere degli Stati Uniti. Proprio Washington ha minacciato ieri di voler rispondere “in maniera adeguata” a questi attacchi, dietro ai quali, secondo la Casa Bianca, ci sarebbe l’Iran.
Pur essendo diretta in Italia, la nave presa di mira dallo Yemen avrebbe dovuto fare scalo in Israele, o questo è quello che hanno assicurato gli Houthi per giustificare il bombardamento. Fonti diverse confermano parzialmente queste informazioni, indicando che l’imbarcazione aveva effettivamente in programma di attraccare al porto di Ashdod, anche se a gennaio.
In ogni caso, l’attacco alla Strinda non fa che dimostrare come il conflitto israelo-palestinese corra costantemente il rischio di espandersi ad altre latitudini. Mentre gli Stati Uniti e i suoi alleati provano a risolvere la questione militarmente, la Cina preferisce invece affidarsi alla via diplomatica. Al posto di pattugliare il Mar Rosso come fanno Washington e Parigi, Pechino sta infatti cercando una soluzione al conflitto tramite il dialogo con Teheran. Un dialogo che ha già portato Iran e Arabia Saudita a fare la pace, e che potrebbe quindi aprire uno spiraglio di luce anche nel conflitto israelo-palestinese, che l’Occidente sembra oggi meno che mai in grado di poter risolvere.