di Gionata Chatillard
Dopo aver attaccato per mesi le navi dirette a Israele nel Mar Rosso, lo Yemen minaccia adesso di espandere le operazioni al Mediterraneo. Ad annunciarlo è stato il portavoce militare degli Houthi, in un discorso in cui ha avvertito il Governo di Benjamin Netanyahu di non prendere di mira la città palestinese di Rafah se non vorrà provocare un’escalation “immediata” nella regione.
Tuttavia, secondo le fonti disponibili, lo Yemen disporrebbe attualmente di missili balistici con una gittata compresa tra i 1.600 e i 1.900 chilometri. Troppo poco per raggiungere i porti mediterranei di Israele, che si trovano a circa 2.000 chilometri di distanza. Un tragitto che potrebbe forse essere coperto dai droni iraniani in forza agli Houthi, ma anche in questo caso non si tratterebbe di un’operazione semplice.
L’annuncio dello Yemen, in ogni caso, rappresenta l’ennesimo allargamento di un conflitto di cui ancora non si vede la fine. Motivo per cui è facile prevedere che se gli Houthi prenderanno di mira navi nel Mediterraneo, gli Stati Uniti risponderanno militarizzando pesantemente anche quelle acque, così come hanno già fatto nel Mar Rosso.
In Medio Oriente, tuttavia, Washington non sembra più avere carta bianca come in passato per muovere le proprie truppe a piacimento. Proprio in questi giorni il Pentagono sta infatti mettendo in atto un massiccio riposizionamento, trasferendo droni e aerei da guerra dagli Emirati Arabi Uniti al Qatar. Una decisione che si deve al rifiuto, da parte di Abu Dhabi, di concedere basi aeree agli Stati Uniti per attaccare obiettivi in Yemen e in Iraq. Gli Emirati, così come altri paesi arabi, non vogliono rischiare di rimanere coinvolti nel conflitto, e per di più da quella che, per la maggior parte del loro popolo, sarebbe senza dubbio la parte sbagliata della Storia.
Oltre ad offrirsi come nuova sede per i mezzi aerei da combattimento del Pentagono, il Qatar si è anche già detto disposto a chiudere le porte alla dirigenza di Hamas, i cui leader si trovano da anni in esilio nella piccola nazione del Golfo Persico. Il segretario di Stato Antony Blinken avrebbe appena consegnato la richiesta di sfratto a Doha, sostenendo che la decisione si deve al rifiuto da parte del gruppo palestinese di rilasciare gli ostaggi israeliani cattturati lo scorso 7 ottobre. Del resto, già ad aprile le autorità qatariote avevano chiesto alla dirigenza di Hamas di iniziare a fare le valigie. In cima alla lista delle destinazioni possibili ci sarebbe la Turchia, da dove il leader politico dell’organizzazione, Ismail Haniyeh, è appena tornato dopo essersi trattenuto più a lungo del previsto.