di Fabio Belli
Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede sanzioni all’Azerbaigian.
La delibera, in cui si accusa Baku di “pulizia etnica” nei confronti degli armeni del Nagorno Karabakh, è stata adottata con 491 voti a favore e nove contrari.
La risoluzione esprime inoltre solidarietà agli armeni del Nagorno-Karabakh “che sono stati costretti a fuggire dalle loro case e dalle loro terre ancestrali” e “ritiene che la situazione attuale equivalga a una pulizia etnica”.
I deputati hanno chiesto che tutti i Paesi membri dell’Unione europea sospendano tutte le importazioni di petrolio e gas dall’Azerbaigian “in caso di aggressione militare contro l’integrità territoriale armena” o di “attacchi contro l’ordine costituzionale e le istituzioni democratiche dell’Armenia”. La sospensione sarebbe l’ennesimo atto suicida della (dis)Unione europea dopo quello delle sanzioni russe e dopo la sottomessa accettazione del sabotaggio al Nord Stream.
Ad ogni modo il vecchio Continente e tutto l’Occidente sembrano via via schierarsi dalla parte di Yerevan e, al tempo stesso, fare pressione sul governo armeno affinché rompa il rapporto di amicizia con Mosca. Inoltre, secondo lo stesso modus operandi attuato in Ucraina e in Moldavia, le autorità del Paese sarebbero in procinto di vietare la trasmissione dei canali televisivi russi nel Paese.
Nel frattempo lo scontento in Armenia cresce, con migliaia di manifestanti che contestano il presidente Pashinyan che guarda sempre più a Occidente.