di Jeff Hoffman
La Banca Centrale Russa ha dichiarato di avere aumentato le riserve di lingotti d’oro di 1 milione di once in un anno.
La Russia è il secondo produttore di oro del pianeta e, ovviamente, ci tiene a far sapere che all’inizio di marzo le riserve di oro di Mosca ammontano a 74,9 milioni di once per un valore di circa 135 miliardi di dollari. L’aumento delle riserve auree equivale a circa il 10% della produzione nazionale.
L’oro di Mosca è stato escluso dai mercati occidentali da quando, lo scorso anno, il G7 e l’UE hanno proibito le importazioni dalla Federazione Russa.
Non potendo più esportare verso la City di Londra, i produttori russi non hanno però incontrato difficoltà a dirottare il metallo prezioso verso nuovi clienti asiatici. Fra i grandi acquirenti spicca Pechino che, dopo anni di silenzio, lo scorso dicembre ha ripreso a rivelare i propri acquisti di lingotti d’oro, che, secondo la People’s Bank of China hanno raggiunto le 102 tonnellate complessive. Secondo il ministero delle Dogane di Pechino, 6,6 tonnellate di queste provengono da Mosca, per un valore record di 386,9 milioni di dollari.
Nel complesso, dunque, le esportazioni di oro russo verso la Cina sono aumentate del 67,3% in termini fisici e del 63,3% in termini monetari.
Al contempo, la Banca Centrale Russa ha fatto sapere che al 17 marzo 2023 le riserve internazionali della Russia sono aumentate, nell’ultima settimana, del 2,2% per attestarsi alla cifra di 585,8 miliardi di dollari. Queste comprendono valuta estera, diritti speciali di prelievo, una riserva presso il Fondo monetario internazionale e oro monetario.
Le sanzioni, tuttavia, secondo il carosello mediatico occidentale, stanno funzionando