di Fabio Belli
Il mercato petrolifero beneficerà di una domanda ai massimi storici con i prezzi del greggio in aumento.
È quanto sostiene la banca di investimenti statunitense, Goldman Sachs, secondo la quale le cause sarebbero da ricercarsi anche nel basso numero di impianti di perforazione negli Stati Uniti, scesi al livello più basso da marzo 2022, e nell’incertezza sulla domanda di petrolio a lungo termine.
Goldman Sachs prevede che l’indice di riferimento del greggio Brent salirà dall’attuale livello di appena sopra gli 80 dollari al barile a 86 entro la fine dell’anno. Non a caso il Wall Street Journal, in un articolo di alcuni giorni fa, riferiva che la Russia ignorerebbe tranquillamente le restrizioni occidentali, vendendo il petrolio degli Urali al di sopra del prezzo limite fissato a 60 dollari al barile. Secondo il quotidiano finanziario, le sanzioni non rappresenterebbero un effetto boomerang per tutto l’Occidente, ma solo per i paesi del bistrattato Vecchio Continente, costretti ad acquistare, oltre al poco conveniente gas naturale liquido, materie prime sempre più costose dagli Stati Uniti.
Mentre la cosiddetta transizione ecologica esiste solo a parole o sulla carta, l’Europa diventa sempre più un vuoto a perdere.