di Fabio Belli
Sette società tecnologiche cinesi potrebbero essere sanzionate dall’Unione europea perché accusate di sostenere la cosiddetta macchina militare russa.
È quanto ha riportato ieri, 8 maggio, il Financial Times; se la notizia sarà confermata, si tratterebbe della prima volta dall’inizio dell’operazione speciale russa che Bruxelles intende punire Pechino. In questo modo l’Unione europea agirebbe ancora una volta sulla scia di Washington che già aveva riservato al Paese del Dragone sanzioni contro alcune società con la solita motivazione proposta, guarda caso, dai leaders europei. Una proposta che comunque, per essere approvata, prevede l’unanimità dei 27 stati membri.
Tra le società nel mirino di Bruxelles ci sarebbero, tra le altre, 3HC Semiconductors, King-Pai, Sinno Electronics e Sigma Technology. Società che, secondo Von der leyen e i suoi accoliti, svolgerebbero un ruolo chiave nella fornitura di componenti elettronici utilizzati nel complesso militare e industriale della Russia e, di conseguenza, sosterrebbero la guerra contro il regime di Kiev.
Tuttavia la Cina non sarebbe l’unico Paese su cui si starebbe concentrando Bruxelles che avrebbe allo studio anche un piano per colpire Paesi terzi rei, secondo la leadership comunitaria, di aiutare Mosca. Fra questi paesi, secondo quanto riferito dal sito web Politico, vi sarebbero anche la Turchia e il Kazakistan.
Nonostante le sanzioni europee contro la Cina non siano ancora operative, Pechino ha subito messo le mani avanti. Il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha definito le intenzioni di Bruxelles come una mossa sbagliata che porterebbe a un inevitabile scontro.
“La parte europea disturberebbe seriamente la fiducia e la cooperazione con la Cina e aggraverebbe la divisione e il confronto nel mondo”, ha concluso il portavoce.