di Elisa Angelone
A due mesi dagli eventi dello scorso 8 gennaio, quando centinaia di manifestanti pro-Bolsonaro hanno assediato la piazza del Planalto a Brasilia, diversi deputati dell’opposizione hanno chiesto di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare mista per fare luce su quanto accaduto a gennaio. La richiesta è stata depositata al Congresso lo scorso 27 febbraio su iniziativa del deputato bolsonarista André Fernandes, che è riuscito a raccogliere un numero di firme sufficienti.
Il governo Lula tuttavia è restio all’apertura di un’indagine e, stando a quanto affermato dal vicepresidente del Partito dei Lavoratori di Lula, “farà tutto il possibile per impedire l’insediamento della commissione d’indagine”. A questo si aggiunge anche la proposta, da parte di una deputata bolsonarista, di modificare la Legge sull’Accesso alle Informazioni per accedere alle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza durante l’assalto – proposta che Lula non ha alcuna intenzione di accogliere, con il pretesto che ciò “metterebbe in pericolo la sicurezza dell’edificio istituzionale”. Insomma, dopo l’iniziale indignazione per l’attacco dei manifestanti a gennaio, addirittura definiti “terroristi”, l’attuale governo brasiliano sembra non voler far luce sulla vicenda e avrebbe già minacciato di non pagare gli emendamenti individuali di quanti sostengono l’apertura della commissione d’inchiesta. Parallelamente, André Fernandes, promotore della richiesta, è indagato dal tribunale federale per un suo presunto coinvolgimento nell’assalto.
La ferma volontà di Lula e del suo entourage di bloccare le indagini non può che suscitare sorpresa e, magari, anche qualche sospetto, soprattutto considerata l’evidente analogia delle manifestazioni a Brasilia con l’assalto a Capitol Hill.
Per le autorità brasiliane, l’opposizione starebbe cercando di monopolizzare la narrazione sugli eventi dell’8 gennaio; in più, l’insediamento di una commissione d’inchiesta andrebbe a distogliere l’attenzione da questioni prioritarie, come la nuova riforma fiscale.