di Elisa Angelone
Si è svolto ieri, 30 maggio, a Brasilia il primo vertice dei presidenti sudamericani, organizzato dal leader brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva con l’obiettivo principale di rilanciare l’Unasur, il progetto di integrazione delle nazioni dell’America latina. Al vertice hanno partecipato i capi di Stato di tutti i 12 paesi sudamericani membri dell’Unione, incluso Nicolas Maduro. Assente, invece, la presidente golpista peruviana Dina Boluarte, il cui posto è stato preso dal primo ministro del Perù.
Tra i temi all’ordine del giorno dell’incontro anche questioni di comune interesse nel settore delle infrastrutture, della salute, dell’energia, dell’ambiente e la lotta alla criminalità organizzata. Comune denominatore, in ogni caso, è il processo di integrazione regionale, rimasto in sospeso quasi per una decina d’anni, ovvero fino a che le forze politiche di sinistra non sono tornate a dominare la regione. Il Brasile di Lula intende evidentemente assumere la guida di questo processo, forte anche dell’appoggio, in primis, dell’Argentina di Alberto Fernandez. L’obiettivo ultimo di Lula pare essere quello di ritagliare uno spazio di rilievo nell’arena internazionale non soltanto per Brasilia, bensì per tutta l’America latina, sganciandola da quei meccanismi regionali e, soprattutto, internazionali che ne hanno finora minato l’indipendenza e la crescita. Non a caso, durante l’incontro, Lula ha nuovamente ribadito la necessità di creare una moneta comune per la regione sudamericana, al fine di fare dell’America latina un unico blocco economico. L’unità della regione, per il leader brasiliano, sarebbe necessaria altresì per fare del Sudamerica una realtà politica che sia un’interlocutrice rispettata a livello globale. Specialmente in vista dei forum internazionali che l’America latina ospiterà nel prossimo futuro, tra cui il vertice del G20 e la COP30 sul clima.