di Margherita Furlan e Fabio Belli
Nell’era della follia l’ultimo monito arriva da Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo: “I Paesi occidentali che a quanto pare hanno approvato l’uso delle loro armi a lungo raggio sul territorio russo (indipendentemente dal fatto che si tratti di zone vecchie o nuove del nostro Paese) dovrebbero comprendere chiaramente quanto segue:
- Tutti i loro equipaggiamenti militari e i loro specialisti che combattono contro di noi saranno distrutti sia sul territorio dell’Ucraina sia sul territorio di altri Paesi, se da questi vengono lanciati attacchi contro il territorio della Russia.
- La Russia presume che tutti i mezzi di sconfitta a lungo raggio utilizzati dall’Ucraina siano già oggi direttamente controllati dalla NATO. Questa non è “assistenza militare” ma partecipazione alla guerra contro di noi. E le loro azioni potrebbero diventare casus belli.
- La NATO dovrà decidere come qualificare le conseguenze di eventuali attacchi di rappresaglia contro attrezzature/oggetti/personale militare di singoli Paesi del blocco nel contesto degli articoli 4 e 5 del Trattato di Washington.
Tale “assistenza individuale” da parte dei Paesi della NATO contro la Russia, prosegue Medvedev, che si tratti di requisire i suoi missili da crociera a lungo raggio o di inviare un contingente di truppe in Ucraina, rappresenta una grave escalation del conflitto. L’Ucraina e i suoi alleati della NATO riceveranno una risposta di tale forza distruttiva che l’Alleanza stessa non potrà fare a meno di essere coinvolta nel conflitto.
Qualche anno fa dicevano che la Russia non sarebbe arrivata a un conflitto militare aperto con il regime di Bandera per non litigare con l’Occidente. Hanno sbagliato i calcoli. C’è una guerra in corso.
Potrebbero anche sbagliare i calcoli con l’uso delle armi nucleari tattiche. Anche se questo sarà un errore fatale. Dopo tutto, come ha giustamente sottolineato il Presidente russo, i Paesi europei hanno una densità di popolazione molto elevata. E per quei Paesi nemici le cui terre si trovano al di là della zona di copertura delle armi nucleari tattiche, esiste infine un potenziale strategico.
E questo, ahimè, non è né intimidazione né bluff nucleare. L’attuale conflitto militare con l’Occidente si sta sviluppando secondo il peggior scenario possibile. Si assiste a una costante escalation della potenza delle armi NATO applicabili. Pertanto, nessuno può escludere che il conflitto passi oggi alla sua fase finale”.
Fin qui Medvedev. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sottolineato che i tentativi di colpire il territorio russo con armi americane sono già in corso, il che spiega eloquentemente il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto. Sergeij Lavrov, ministro degli Esteri russo ha invece ANCORA UNA VOLTA avvertito che “Mosca tratterà gli F-16 in Ucraina come sistemi d’arma con capacità nucleare, indipendentemente dal loro modello, e considererà il loro dispiegamento una deliberata provocazione.” L’avvertimento del presidente Putin di qualche giorno fa non poteva essere più chiaro: “In caso di utilizzo di armi a lungo raggio, le forze armate russe dovranno nuovamente prendere decisioni sull’ulteriore espansione della zona di esclusione (…) Vogliono un conflitto globale? Sembrava che volessero negoziare [con noi], ma non vediamo molto desiderio di farlo”.
Dall’altra parte dell’oceano, l’ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, Scott Ritter, intervistato da Sputnik, conferma che non sono gli ucraini a decidere gli obiettivi in Russia, ma gli occidentali; pertanto se questi missili fossero lanciati non si tratterebbe più di una questione di difesa dell’Ucraina, ma di un attacco della NATO alla Russia. “La Russia indica continuamente che sta cercando una soluzione negoziata. Queste posizioni russe, che sono molto ragionevoli, vengono interpretate erroneamente in Occidente come un segno di debolezza russa, e quindi la determinazione collettiva dell’Occidente è quella di continuare a fare pressione sulla Russia , aumentare la pressione affinché la Russia si pieghi come un castello di carte e corra al tavolo della pace per porre fine a questo conflitto. Questo non accadrà. Questa è una lettura errata della situazione da parte dell’Occidente”, spiega Ritter a Sputnik. Dando dunque all’Ucraina il via libera per colpire con armi di tipo NATO all’interno della Russia, l’Occidente sta invitando la Russia a ritorsioni e, potenzialmente, a un Armageddon nucleare, avverte l’ex ufficiale.
Secondo un altro esperto statunitense, l’ex analista della CIA Larry Johnson, la tattica di Washington sarebbe quella di costringere Mosca a usare armi nucleari. In pratica autorizzare attacchi all’interno della Federazione Russa potrebbe portare a ritorsioni mai viste prima. Tuttavia, Johnson puntualizza che nessun esercito occidentale sarà in grado di resistere a quello russo in caso di conflitto diretto.
E mentre il Wall Street Journal dà per certo che Washington consentirà a Kiev di utilizzare missili terra-aria HIMARS, sistemi missilistici GMLRS in attacchi alla Russia, il segretario di Stato americano Antony Blinken non esclude che la portata di queste offensive possa aumentare. Anche la Germania si unisce al permesso di usare armi proprie per colpire la Russia.
La Lituania intanto, tramite la sua pseudo diplomazia, afferma che l’Ucraina ha il diritto di colpire le strutture militari russe sul territorio della Bielorussia.
Chi si tira indietro è Budapest che ha avvertito gli alleati della NATO di non prendere parte, né fornire fondi, alla missione dell’Alleanza in Ucraina. Viktor Orbàn è chiaro: “L’entrata in guerra non avviene dall’oggi al domani. Si compone piuttosto di tre fasi: discorso, preparazione e poi distruzione. Abbiamo finito di parlare. Ciò che stiamo facendo ora, ciò che stiamo prevedendo, è già una questione di preparazione. Ciò significa che siamo a pochi “centimetri” dalla vera distruzione”.
Nel frattempo, mentre negli Stati Uniti si sente odor di guerra civile e Donald Trump potrebbe diventare il primo ex presidente degli Stati Uniti nella storia a essere condannato in un procedimento penale, la Cina conferma la non partecipazione al vertice sull’Ucraina in Svizzera. Le motivazioni, secondo quanto affermato dalla portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, sarebbero dovute al non rispetto delle condizioni chiave imposte da Pechino, tra cui la partecipazione contemporanea di Ucraina e Russia al vertice. “L’esercito cinese è pronto, insieme all’esercito russo, a difendere la giustizia nel mondo”, ha sottolineato il ministero della Difesa cinese in conclusione di giornata.