di Jeff Hoffman
Il livello di deforestazione dell’Amazzonia è diminuito nel 2023 del 42,5% rispetto ai primi otto mesi dell’anno precedente. A fornire il dato è l’lNPE, Agenzia nazionale brasiliana per la ricerca spaziale che porta avanti il programma di monitoraggio satellitare sulla deforestazione. A rovinare la festa, tuttavia, vi è il mancato raggiungimento dell’accordo sulla tutela della foresta amazzonica discusso al summit dell’Organizzazione per la cooperazione sull’Amazzonia svoltosi l’8 e 9 agosto a Belem, in Brasile, con la partecipazione di Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.
In base ai dati presentati dal governo, da gennaio a giugno di quest’anno sono andati perduti 2.649 chilometri quadrati di foresta pluviale, contro i 3.988 chilometri quadrati dello stesso periodo del 2022.
Fra i punti più controversi del summit vi è uno stop alle esplorazioni petrolifere in Amazzonia, contro cui si è fermamente opposto il Venezuela seguito dallo stesso Brasile, mentre il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha proposto una moratoria sulle esplorazioni di petrolio e gas in tutta la regione amazzonica.
A dire no alla tutela dell’Amazzonia pluviale sono anche i grandi allevatori di bestiame e coltivatori di cereali delle regioni del Mato Grosso, Maranhão e Pará, il cui giro di affari, a danno della foresta pluviale e della sua biodiversità, è in costante espansione grazie alla globalizzazione del mercato.
Rivolgendosi alle istituzioni internazionali e al cosiddetto “occidente collettivo” il Presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva ha dichiarato, durante la conferenza stampa finale che “non è che il Brasile abbia bisogno di soldi”. Non è che la Colombia o il Venezuela abbiano bisogno di soldi. È Madre Natura che ha bisogno di soldi, ha bisogno di finanziamenti, perché lo sviluppo industriale l’ha distrutta negli ultimi 200 anni”.
Sullo sfondo delle controverse relazioni internazionali emerge inoltre che il denaro garantito dai paesi più ricchi per la tutela della foresta amazzonica non è mai arrivato a Brasilia.“Hanno promesso di distribuire 100 miliardi di dollari per il Fondo Amazzonia ma stiamo ancora aspettando quei soldi”, ha affermato il presidente Lula.
Intanto, nell’altro polmone verde del Brasile, la savana del Cerrado, incendi e deforestazione sono aumentati del 20% nel periodo compreso fra gennaio e luglio 2023.