di Gionata Chatillard
Erano 24 anni che un presidente francese non veniva accolto in Germania con gli onori di Stato. L’ultima volta era successo a Jacques Chirac nel 2000, in un mondo che non aveva ancora conosciuto l’11 settembre e in cui l’economia europea veniva trainata da un tandem franco-tedesco che ancora non disdegnava i rifornimenti di gas russo a basso costo. Oggi, l’obiettivo della visita ufficiale di Emmanuel Macron, arrivato in Germania domenica scorsa per un viaggio di 3 giorni, è proprio quello di tornare a rafforzare l’asse fra Parigi e Berlino. Se non nei fatti, almeno a favore di telecamera.
Fra i 2 paesi sono infatti maturate negli ultimi mesi profonde differenze su come affrontare la questione della guerra in Ucraina. Più moderata la posizione di Berlino, che fin dall’inizio del conflitto ha dato segni di voler frenare -o perlomeno rallentare- l’invio di armi e truppe occidentali a Kiev. Parecchio ballerino, invece, è stato l’atteggiamento di Parigi, con Macron che negli ultimi tempi ha reclamato un posto in prima fila fra i maggiori guerrafondai del Vecchio Continente. Posizione, questa, confermata ieri nella simbolica città di Dresda, dove il presidente francese ha pronunciato un discorso in tedesco per avvertire tutti dell’enorme pericolo che arriverebbe da est.
“La Russia potrebbe essere qui domani”, ha sentenziato Macron, ribadendo la sua intenzione di difendere l’Ucraina “fino a quando sarà necessario”. “Non possiamo permettere che un regime autoritario e revisionista minacci l’Europa”, ha poi aggiunto l’inquilino dell’Eliseo, che ha criticato ferocemente -pur senza citarli- quei Governi e quei movimenti sovranisti che osano discostarsi dai diktat emanati da Bruxelles. Per Macron, infatti, l’Europa starebbe attraversando un “momento illiberale” a causa di forze politiche che subirebbero il fascino dei regimi autoritari dimenticandosi però di rispettare l’indipendenza di stampa e magistratura.
Un messaggio evidentemente rivolto a paesi come Ungheria o Slovacchia, ma anche a quei partiti sorti in Europa negli ultimi mesi per cercare di arginare la deriva bellica dei Ventisette, Francia in primis. Eppure, nonostante Macron abbia proposto apertamente l’invio di truppe occidentali in Ucraina, le autorità tedesche hanno deciso di assegnare al presidente francese niente meno che il Premio Westfalia per la Pace. Una gratifica che evidentemente viene conferita seguendo gli stessi criteri orwelliani del Nobel per la Pace, e di cui il capo dell’Eliseo è stato insignito proprio quest’oggi a Münster, prima di chiudere il suo tour tedesco con il Consiglio dei Ministri bilaterale in programma nel castello di Meseberg, a nord di Berlino.