di Jeff Hoffman
I militari indiani devono lasciare le Maldive entro il 15 marzo. Questa la decisione che il neo presidente maldiviano Mohamed Muizzu ha reso ufficiale domenica 14 gennaio. Il governo delle Maldive si è al contempo schierato a sostegno della denuncia e richiesta di arresto di Benjamin Netanyahu avanzata dal Sudafrica il 29 dicembre scorso.
“Modi è un pagliaccio e burattino di Israele”, hanno chiaramente detto tre ministri del governo Muizzu attizzando un fuoco divampato lo scorso settembre in seguito all’elezione del nuovo presidente da tutti definito filo cinese.
Durante la campagna elettorale il presidente Muizzu aveva più volte definito la presenza del contingente militare indiano come una minaccia alla sovranità nazionale e, rientrando dalla sua visita a Pechino il presidente delle Maldive ha precisato che le piccole dimensioni del suo paese non danno a nessuno il diritto di bullizzare la sua isola. “Siamo un paese libero e indipendente e la Cina rispetta la nostra integrità territoriale”, ha precisato Muizzu.
India e Maldive collaborano nel campo della difesa sin dal 1998, quando l’esercito indiano aiutò il piccolo paese a difendersi da un colpo di stato da parte del gruppo paramilitare Tigri Tamil. Spostando l’attenzione dall’India alla Cina le Maldive si proiettano verso le opportunità economiche della Nuova Via della Seta. “Le Maldive non si piegheranno né all’India né alla Cina, ha dichiarato Long Xingchun, professore presso la Scuola di Relazioni Internazionali all’Università delle Scienze Internazionali di Sichuan”. Essendo un piccolo Paese, le Maldive sperano di collaborare con l’India, la Cina e tutti gli altri Paesi del mondo, ha poi concluso il professore.