di Gionata Chatillard
Quella di Giorgia Meloni in Cina è la prima visita di un presidente del Governo italiano dal 2019 a questa parte. All’epoca, a recarsi a Pechino fu Giuseppe Conte, con un viaggio che portò all’adesione di Roma alla Via della Seta. Un accordo dal quale la stessa Meloni ha deciso di ritirarsi pochi mesi fa, con una mossa che intendeva riportare Roma nei binari atlantisti in segno di continuità con quanto fatto nei mesi precedenti da Mario Draghi.
La premier, accolta dal picchetto d’onore dell’Esercito di Liberazione del Popolo, ha iniziato ieri la sua visita di 3 giorni riunendosi con il primo ministro Li Qiang, prima di assistere all’inaugurazione del 7º Forum Italia-Cina, dove erano presenti una quarantina di aziende nostrane. La giornata di oggi è invece cominciata con Meloni che ha timbrato il cartellino a una mostra su Marco Polo per poi partecipare al più importante degli incontri in programma, quello con il presidente Xi Jinping.
Tante le questioni sul tavolo fra i 2 paesi, che hanno firmato un piano d’azione triennale con l’obiettivo di rilanciare la cooperazione bilaterale e gli interscambi commerciali. A questo si aggiungono altre 6 intese che spaziano dal dossier sulle auto elettriche a quelli sulla proprietà intellettuale, le indicazioni geografiche, l’agricoltura, la sicurezza alimentare, la ricerca , l’ambiente, la cultura e il turismo. Come ha evidenziato la stessa Meloni, le compravendite fra i 2 paesi hanno raggiunto nel 2023 i 67 miliardi di euro, con la Repubblica Popolare che ospita ormai oltre 1.500 aziende nostrane, posizionandosi così come secondo partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Europa.
Cifre che però, almeno secondo la premier, potrebbero decisamente migliorare. Non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi. In questo senso, Meloni si è detta preoccupata per il forte squilibrio della bilancia commerciale. “Non possiamo nascondere che noi siamo in deficit”, ha affermato la presidente del Governo, che ha chiesto a Pechino un “miglioramento” delle condizioni di accesso al mercato del paese asiatico. “Gli investimenti cinesi in Italia sono oggi circa un terzo di quelli italiani in Cina”, ha evidenziato la premier, auspicando che in futuro questo divario possa finalmente essere “colmato”.
Al di là delle intese commerciali, Meloni ha sottolineato come la pace e la stabilità a livello mondiale passino inevitabilmente per adottare una “strategia condivisa” con la Cina, basata su decisioni che non danneggino né una parte né l’altra. “Credo che abbiamo ancora molta strada da fare insieme, e dovremo lastricare il percorso con determinazione, concretezza e rispetto reciproco”, ha spiegato la leader italiana, dichiarando che Roma potrebbe avere un ruolo strategico anche nell’assicurare rapporti migliori tra Pechino e l’Unione Europea. Perché ciò possa tradursi in realtà, ha però ribadito Xi, sarà necessario “riscoprire lo spirito dell’antica Via della Seta come ponte di comunicazione tra Oriente e Occidente”. Quello stesso “spirito” che l’attuale Governo italiano ha spazzato via con un tratto di penna non più tardi dello scorso dicembre.