di Jeff Hoffman
Come preannunciato dal presidente Lopez Obrador, il Governo del Messico ha fatto sapere ieri, giovedì 11 aprile, che la denuncia inoltrata alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja contiene la richiesta di sospendere l’Ecuador dalle Nazioni Unite.
“Abbiamo deciso di ritenere l’Ecuador responsabile per la violazione della nostra Ambasciata così come per gli attacchi fisici perpetrati contro i nostri diplomatici, contro la loro integrità fisica e morale. Queste sono chiare violazioni della Convenzione di Vienna”, ha dichiarato senza mezzi termini il ministro degli Esteri messicano Alicia Bárcena in conferenza stampa.
Il Messico, fra le altre cose, suggerisce alla Corte di prevedere un rapido iter per espellere gli stati che dovessero commettere violazioni del diritto internazionale, evitando però il possibile veto dei suoi membri. L’intento della causa messicana è anche quella di evitare che questo tipo di incidenti si verifichino in altre parti del mondo.
“È una questione così delicata che non si limita a quello che è successo in Messico. Dobbiamo pensare a garantire la pace, la tranquillità, il principio della risoluzione pacifica delle controversie, e questo riguarda tutti i Paesi del mondo”, ha aggiunto il presidente Obrador.
Fra una dichiarazione e l’altra il capo di stato messicano ha fatto capire che serve un movimento globale per rafforzare le leggi internazionali e dare protezione ai diplomatici.
Vale la pena ricordare che l’assalto all’ambasciata messicana a Quito è avvenuto il 5 aprile, in seguito alla richiesta di asilo politico da parte dell’ex vicepresidente ecuadoriano Jorge Glas, arrestato e tradotto nel carcere di massima sicurezza di Roca dal governo dell’Ecuador.
Secondo i leader politici messicani, il sistema multilaterale deve essere all’altezza della gravità di questi eventi pretendendo che la giustizia internazionale condanni e punisca in modo inequivocabile le gravi violazioni che si sono verificate.
Secondo il Messico, dunque, un altro mondo è possibile.