di Margherita Furlan e Fabio Belli
Continuano le divergenze sull’andamento della cosiddetta operazione speciale ucraina tra le élite russe. Il capo della compagnia militare Wagner, Evgeny Prigozhin, ha annunciato, con un truce video su Telegram, che le sue forze si ritireranno da Artyomovsk il 10 maggio, lamentando la mancanza di sufficienti munizioni di artiglieria.
Secondo il capo della Wagner, il suo esercito avrebbe dovuto conquistare definitivamente Artyomovsk (chiamata in ucraino Bakhmut) entro il 9 maggio ma dal 1° maggio i “burocrati paramilitari” avrebbero ostacolato le sue truppe, mentre le forze regolari di Mosca sarebbero ree di aver effettuato una “vergognosa ritirata”. L’addetto stampa di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato che il Cremlino è a conoscenza della dichiarazione di Prigozhin. Tuttavia si è rifiutato di commentare la questione. Nelle stesse ore l’ex vice ministro della Difesa, Mikhail Mizintsev, è divenuto vice comandante delle truppe del Gruppo Wagner. La clamorosa notizia è stata confermata dal portavoce di Evgeny Prigozhin. Fonti del ministero della Difesa sostengono che il generale Mizintsev diventerà “un commissario di Shoigu presso Prigozhin”. La nomina può dunque preludere all’assorbimento del gruppo mercenario da parte del ministero della Difesa russo.
“L’attacco al Cremlino non è altro che una provocazione per forzare Putin a un’escalation – una tecnica preferita della moderna guerra ibrida e dei generali occidentali, i cui risultati sono vantaggiosi per gli stessi provocatori”, ha dichiarato il capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov. Tecnica che forse anche a Mosca qualcuno ha imparato a conoscere bene, dato che le note capacità di moderazione del capo del Cremlino non sono apprezzate da tutti.