di Gionata Chatillard
Mosca non è affatto preoccupata per il dispiegamento di missili a lungo raggio in Germania. L’annuncio della scorsa settimana, realizzato a margine del vertice NATO di Washington, non ha scosso più di tanto il Cremlino, nonostante riporti le lancette dell’orologio ai tempi più bui della Guerra Fredda. Chi dovrebbe essere preoccupato, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov, dovrebbe essere invece l’Europa Occidentale, che con questa decisione si mette in prima linea per trasformarsi in bersaglio di una possibile risposta russa.
I nuovi missili saranno dispiegati in Germania a partire dal 2026 e avranno una gittata significativamente più lunga rispetto agli attuali. In realtà, si tratterebbe di armi vietate dal trattato firmato da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv nel 1988, se non fosse che quel documento è diventato carta straccia neL 2018, con il ritiro avvenuto da parte di Donald Trump, in un clima di escalation permanente che minaccia di trasformare l’Europa di domani nell’Ucraina di oggi.
La situazione, secondo il Cremlino, è “paradossale”, perché a schierare i missili sono gli Stati Uniti, ma ad andarci di mezzo potrebbero essere i paesi in cui i missili sono schierati. “Abbiamo già designato le località europee che potrebbero essere fra i nostri obiettivi”, ha infatti annunciato Peskov, ribadendo che l’Esercito del suo Paese è perfettamente in grado di proteggersi da un’eventuale offensiva occidentale. Diverso il caso del resto del continente europeo, che con questa decisione -annuncia il Cremlino- mette a tutti gli effetti le sue capitali nel “mirino” di Mosca.