di Fabio Belli
Oggi, 9 agosto, ha parlato il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu. Durante una riunione del consiglio del dicastero, il ministro ha affrontato le consuete questioni organizzative con particolare riferimento alla necessità di rafforzare i confini occidentali. Shoigu, definendo gli ingressi di Finlandia e Svezia nella NATO come fattori destabilizzanti, ha fatto notare come l’Alleanza atlantica abbia dispiegato 360.000 militari, 8.000 veicoli corazzati, 6.000 sistemi di artiglieria e mortai, 650 aerei ed elicotteri vicino ai confini di Russia e Bielorussia. Tutto ciò, secondo il ministro, costituirebbe una seria minaccia alla sicurezza militare della Russia, motivo per cui sarebbe opportuna una “risposta tempestiva e adeguata”.
Il ministro ha citato esplicitamente la Polonia, definita lo strumento principale della politica anti-russa da parte di Washington. Secondo Shoigu, Varsavia starebbe progettando la formazione di un’unità congiunta polacco-ucraina apparentemente per motivi di sicurezza, ma con l’intento reale di occupare l’Ucraina occidentale. Lo stesso ministero della Difesa russo ha affermato di aver distrutto 35 droni ucraini nelle ultime 24 ore, nonché di aver respinto tre attacchi nella zona di Zaporozhye. Mentre il regime ucraino non cessa gli attacchi terroristici oltre confine, anche la stampa occidentale non fa più mistero del fallimento della cosiddetta controffensiva. Secondo un articolo del Wall Street Journal, le truppe di Kiev non sarebbero riuscite a raggiungere le principali linee di difesa russe, tanto da essere costrette a cambiare tattica. Sempre a detta del quotidiano statunitense, che cita esperti militari, per preservare l’equipaggiamento occidentale, le forze armate ucraine starebbero inviando la fanteria nei campi minati. Gli stessi esperti temono inoltre che la tanto pubblicizzata quanto inefficace controffensiva potrebbe avere un impatto negativo sulle future relazioni di Kiev con l’Occidente