di Fabio Belli
L’ex Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, è morto ieri, 29 novembre, all’età di 100 anni.
A rivelare la notizia della morte, avvenuta nella sua abitazione del Connecticut, è stato un comunicato della sua società di consulenza. Heinz Alfred Kissinger, di famiglia ebrea, era nato il 27 maggio 1923 a Fürth, un sobborgo della città bavarese di Norimberga, in quella che allora era conosciuta come la Repubblica di Weimar. Fuggì nel 1938 prima a Londra e poi negli Stati Uniti dove prestò servizio nell’esercito. Laureatosi all’Università di Harvard, Kissinger diventò il principale consigliere per la sicurezza nazionale e poi Segretario di Stato del presidente Richard Nixon, carica rivestita anche con il successivo inquilino della Casa Bianca, Gerald Ford.
Nel 1973, all’allora 50enne Kissinger fu assegnato il Premio Nobel per la pace, con la motivazione di aver negoziato gli accordi di pace di Parigi, che avrebbero facilitato il ritiro delle forze statunitensi dal Vietnam. Una tesi più volte in contraddizione con i molti documenti declassificati che fanno emergere il lato più oscuro di Kissinger come il suo ruolo nel rovesciamento della democrazia e nell’ascesa della dittatura in Cile, il disprezzo per i diritti umani e sostegno a guerre sporche e genocide all’estero, campagne di bombardamento segrete nel sud-est asiatico e il coinvolgimento negli abusi criminali dell’amministrazione Nixon, tra cui le intercettazioni telefoniche segrete dei suoi stessi migliori collaboratori.
In Italia, Kissinger fu dietro all’unità clandestina Gladio, e arrivò anche a minacciare Aldo Moro, al quale intimò di cambiare immediatamente le sue politiche e di non favorire nella maniera più assoluta l’avvicinamento dei comunisti al governo. Altrimenti l’avrebbe pagata cara, come poi accadde.