di Gionata Chatillard
L’Assemblea parlamentare della NATO ha confermato che l’Ucraina può utilizzare le armi dell’Alleanza per attaccare il territorio russo. La conferma arriva dopo che il Segretario Generale, Jens Stoltenberg, aveva precedentemente dichiarato come fosse arrivato il momento di usare le armi della NATO per colpire la Russia. Il messaggio e la conferma sembrano essere l’ennesima escalation verso la piena entrata dei paesi occidentali in guerra. Chiarimenti in questo senso sono arrivati da Mosca, dove il titolare degli Esteri Sergei Lavrov ha interpretato la richiesta del segretario generale del Patto Atlantico come un segno di “disperazione” da parte di chi ormai sa che non potrà mai raggiungere i propri obiettivi con “mezzi onesti”. A rincarare la dose ci ha poi pensato l’ex presidente Dmitry Medvedev, avvertendo l’Esercito statunitense di stare lontano da obiettivi russi a meno che non voglia far scattare immediatamente una nuova guerra mondiale.
Le parole di Stoltenberg, però, sono parse fuori luogo non solo a Mosca, ma anche in altre capitali europee, a cominciare da Roma, con il ministro Antonio Tajani che ha ribadito che l’Italia non intende inviare un solo soldato in Ucraina, e men che meno permetterà che i rifornimenti militari inviati a Kiev possano essere usati per colpire obiettivi in territorio russo.
Ancora più dure le reazioni da Budapest, con il premier Viktor Orbán che, dopo essersi messo di traverso all’ennesimo pacchetto di aiuti per l’Ucraina, ha detto che l’Ungheria sente ormai la necessità di ridefinire il suo ruolo all’interno della NATO. Dopo aver parlato con il primo ministro magiaro, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha poi sottolineato come le conseguenze del conflitto che pare avvicinarsi potrebbero essere ben peggiori di quelle della 2ª Guerra Mondiale. Secondo Belgrado, una volta che la macchina bellica si è scaldata, diventa poi impossibile fermarla. Se le armi occidentali colpiranno la Russia, ha spiegato Vucic, “dopo sarà troppo tardi per iniziare ad avere paura”.
In realtà, negli ultimi mesi Mosca stessa ha più volte denunciato l’uso di materiale bellico della NATO sul suo territorio. Proprio nelle ultime ore, ad essere colpita è stata una stazione radar nella regione di Krasnodar, struttura strategicamente fondamentale per la difesa missilistica nucleare del Cremlino. Secondo il senatore Dmitry Rogozin, l’attacco in questione non potrebbe essere stato sferrato senza la complicità degli Stati Uniti. Il che, denuncia il politico russo, potrebbe aver già fornito a Mosca una ragione sufficiente per poter rispondere all’occidente con armi nucleari.