di Gionata Chatillard
È sempre più affollata la corsa alla poltrona di segretario generale della NATO. Con un’Europa sempre più piegata ai diktat geopolitici di Washington, sono in molti i leader del Vecchio Continente in cerca di un premio fedeltà per il lavoro svolto negli ultimi mesi. Prima fra tutte, Ursula von der Leyen, la cui candidatura è stata annunciata nelle scorse ore dal quotidiano britannico The Sun.
Contro l’attuale presidente della Commissione Europea ci sarebbe però l’Esecutivo britannico. Londra parla di “scarsa esperienza” della candidata, ma in realtà a non piacerle per niente è l’idea che un’ex ministro della Difesa tedesca possa arrivare al vertice del Patto Atlantico. Proprio per questo Downing Street starebbe pensando a mettere il veto alla sua candidatura per lanciare invece quella di Ben Wallace, attuale membro del Governo di Rishi Sunak.
Ma in corsa per sostituire il segretario generale Jens Stoltenberg, che dovrebbe terminare il suo mandato a ottobre dopo 9 anni in sella alla NATO, ci sarebbe anche il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, che come gli altri candidati in lizza ha dato prova di grande lealtà a Washington sulla questione ucraina, portando il Partito Socialista su posizioni molto distanti da quelle difese da José Luis Rodríguez Zapatero ai tempi della guerra in Iraq.
Chi invece sembra essersi fatta definitivamente da parte è la premier estone Kaya Kallas. Così come scendono le quotazioni del presidente rumeno Klaus Iohannis, con Bucharest che bramava un riconoscimento ufficiale dopo essere diventata un perno fondamentale dell’espansionismo occidentale in Europa dell’Est. Ma ad essere sparito dalla circolazione è anche il nome di Mario Draghi, fino a qualche mese fa considerato come un papabile sostituto di Stoltenberg, ma di cui praticamente non si è più sentito nulla da quando ha lasciato Palazzo Chigi.