di Elisa Angelone
Ieri, 15 maggio, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha partecipato in collegamento video al Vertice sulla Democrazia di Copenhagen, descritto come “il luogo in cui si riuniscono le forze democratiche e i dittatori non sono benvenuti”. Al centro della conversazione tra Stoltenberg e il suo predecessore, Anders Fogh Rasmussen: il sostegno della NATO all’Ucraina, il prossimo vertice a Vilnius e l’impegno con i partner dell’Indo Pacifico. I temi più cari del momento alla famiglia atlantica.
Certamente quello più scottante è la fantomatica adesione dell’Ucraina alla NATO. Secondo Stoltenberg, il vertice a Vilnius sarà un’occasione per tutti gli alleati per inviare un messaggio forte e chiaro in questo senso, sia a Kiev che a Mosca. Il compito principale dell’Alleanza Atlantica sarebbe, per il politico norvegese, aiutare l’Ucraina a passare militarmente agli standard della NATO, rafforzando anche lo scambio di informazioni e organizzando esercitazioni congiunte, “in particolare sotto la bandiera dell’UE”. Il supporto militare a Kiev sarebbe fondamentale affinché l’Ucraina prevalga e possa difendersi da ulteriori aggressioni russe anche in futuro, ha dichiarato Stoltenberg. Motivo per cui è auspicabile che il famoso obiettivo del 2% del PIL da investire nella difesa diventi per tutti gli stati membri non tanto un tetto, quanto una base.
“Non sappiamo come finirà questa guerra, ma quello che sappiamo è che quando finirà, è molto importante riuscire a evitare che la storia si ripeta”, ha dichiarato Stoltenberg, come se non fosse stata la stessa NATO a crearne i presupposti. Il politico norvegese ha poi aggiunto una frase che non lascia presagire nulla di buono: “Se gli alleati della NATO, soprattutto quelli più grandi, iniziano a dare all’Ucraina garanzie di sicurezza a livello bilaterale, siamo molto vicini all’applicazione dell’articolo 5”. Per l’ex segretario generale dell’Alleanza, Rasmussen, si tratterebbe di un passo necessario da intraprendere in vista del futuro ingresso di Kiev nella famiglia atlantica – ingresso che, come precisa il politico danese, era già stato stabilito al vertice di Bucarest nel 2008 e che sarebbe auspicabile ufficializzare in occasione del 75esimo anniversario della NATO che si celebrerà a Washington il prossimo anno. Il piano di escalation dunque, è già pronto, e non sembra tenere conto delle possibili reazioni della Russia. Se Mosca non si piegherà alla NATO -sembra dire Rasmussen- allora la guerra è servita. Peccato che a “combattere per la libertà” tanto cara alle democrazie riunite a Copenhagen, saranno i cittadini dell’Europa, gli ucraini di domani.
L’esito della guerra in Ucraina è poi strettamente legato alla questione cinese per la NATO, alleanza che marcia sulla retorica dell’aggressione russa per giustificare la maggiore presenza dell’Alleanza anche nell’Asia Pacifico. Non per nulla, ad essere attesi a Vilnius per la prima volta, saranno i rappresentanti di Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia.