di Margherita Furlan
17“Putin assassino”. E’ questo il ritornello che da stamani fa il giro del mondo. Un mese prima delle elezioni presidenziali russe, che si svolgeranno il 15-17 marzo, dopo che ieri l’opposizione ha chiesto aiuto a Bruxelles.
Oggi, Alexey Navalny, è morto dopo un malore alla fine di una passeggiata nei pressi della colonia penale di Karp. E’ in corso un’indagine sulle cause della morte. I media russi riferiscono che a ucciderlo potrebbe essere stato «un coagulo sanguigno». La morte avviene dopo che l’esercito ucraino ha riconosciuto ufficialmente che la battaglia di Avdiivka è in una fase «critica» e più difficile di Bakhmut e mentre il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg e la presidente della Commissione Europa, Ursula Von der Leyen, nella prima giornata della Conferenza della sicurezza di Monaco affermano convinti in una nota scritta: «Putin deve realizzare che non otterrà quello che vuole sul campo di battaglia.”
Subito dopo l’arrivo della notizia, la stessa von der Leyen si dice «profondamente turbata e rattristata Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo. Quello che è accaduto oggi non è altro che un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime. Uniamoci nella nostra lotta per salvaguardare la libertà e la sicurezza di coloro che osano opporsi all’autocrazia». Per l’Alto Rappresentante Josep Borrell da subito «Putin è l’unico responsabile della morte di Navalny.»
A ribadirlo è immediatamente il Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, quasi con le stesse parole della vicepresidente Kamala Harris che sul palco della Conferenza di Monaco, lascia il posto alla moglie di Navalny, lì presente fin dalla mattina. “Putin, la sua cerchia, i suoi amici, il suo Governo, un giorno saranno chiamati a rispondere di ciò che hanno fatto alla Russia, alla mia famiglia, a mio marito”, sottolinea la consorte mentre Stoltenberg precisa: “Tutti i fatti sulla morte di Alexei Navalny devono essere accertati; la Russia dovrà rispondere a domande serie”. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si dichiara «scioccato» per la morte di Alexei Navalny. Chiede un’inchiesta «piena, credibile e trasparente».
Persino Tucker Carlson si pronuncia: «È una cosa orribile, barbara e spaventosa. Nessuna persona dignitosa la difenderebbe». Ancora una volta a Mosca non resta che difendersi dinanzi a una narrazione distorta. Per il portavoce della Duma, Vyacheslav Volodin, i leader occidentali traggono vantaggio dalla morte di Alexei Navalny perché stavano «perdendo» la battaglia in Ucraina.” Per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, «i commenti dei leader occidentali sono inaccettabili e assolutamente rabbiosi». La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, è netta: ” Non c’è ancora un esame forense, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte”.
Joe Biden è pronto: «Non sono sorpreso ma indignato, il responsabile è Putin». E mentre ascoltiamo l’attuale inquilino della Casa Bianca, siamo consapevoli che, così come il “caso Skripal” è servito a mettere la Russia, senza nemmeno uno straccio di prova, di fronte alla riprovazione mondiale, assassinare Putin è impresa quasi impossibile.
In attesa si può assassinare qualche presunto oppositore (non viene in mente Boris Nemtsov, ammazzato davanti alle finestre di Putin?) o, prima ancora, uccidere la giornalista Anna Politkovskaja il giorno del compleanno di Putin, oppure un ex blogger finanziato dai servizi anglosassoni, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali in cui Putin potrebbe stravincere. Ora siamo tutti dentro un vicolo senza uscita. Il conflitto è mondiale e non prevede tregua.