di Gionata Chatillard
La pazienza degli israeliani nei confronti di Benjamin Netanyahu sembra ormai essere agli sgoccioli. Le manifestazioni contro il Governo, iniziate già prima dell’escalation di Gaza, non fanno altro che crescere, come dimostrano le decine di migliaia di persone radunatesi negli ultimi giorni in diverse città israeliane. Particolarmente tesa è la situazione a Gerusalemme, dove alcuni dimostranti hanno provato a violare le barriere di sicurezza che proteggono la residenza del primo ministro. Le forze dell’ordine hanno risposto utilizzando gas lacrimogeni e procedendo all’arresto di diversi manifestanti, che in altri punti della città avevano anche obbligato le autorità a paralizzare il traffico per ragioni di sicurezza.
Se fino a qualche settimana fa i contestatori chiedevano soprattutto il ritorno degli ostaggi israeliani in mano a Hamas, negli ultimi giorni le proteste sono state indirizzate direttamente al Governo, con la richiesta sempre più pressante non solo di un cessate il fuoco, ma anche di elezioni anticipate. Per chi sta scendendo in strada, come l’ex premier Ehud Barak, l’obiettivo è dunque quello di mandare a casa Netanyahu, nonostante il Governo continui a giustificare il proprio operato sostenendo che il paese si troverebbe in “stato di guerra”.
Uno “stato di guerra” di cui sono vittima non solo i civili palestinesi e le ONG internazionali, ma anche i canali di informazione che scelgono di non piegarsi alla narrazione del Governo. Il Parlamento israeliano ha infatti appena approvato un disegno di legge che consentirà di bandire le reti straniere che possano considerarsi come una minaccia per la “sicurezza nazionale”. Una norma fatta praticamente su misura per Al Jazeera, emittente che Netanyahu ha già detto di voler chiudere “immediatamente” definendola come un “canale terroristico”.
“Se questo fosse vero, sarebbe preoccupante”, ha dichiarato la Casa Bianca in risposta all’iniziativa del Parlamento israeliano, che resterà in vigore per almeno 45 giorni, ma che sarà comunque prorogabile. E questo è proprio ciò che teme Al Jazeera, che accusa Netanyahu di aver attaccato deliberatamente non solo la libertà di stampa, ma anche i suoi giornalisti. Un riferimento, questo, ai vari reporter dell’emittente qatariota che hanno perso la vita a causa degli attacchi dell’Esercito israeliano. Quelli che sono riusciti a sopravvivere, invece, saranno presto costretti a fare le valigie.