di Margherita Furlan e Fabio Belli
La Francia ha annunciato l’evacuazione dei propri concittadini dal Niger. Un aereo del governo francese è atterrato nello stato africano per prelevare persone di nazionalità francese e di altri paesi europei. Anche l’Italia ha offerto voli di rimpatrio.
Nel frattempo la società transalpina Orano ha annunciato che continuerà l’attività estrattiva di uranio, nonostante i timori di Parigi. Ma a non dormire sonni tranquilli per la situazione in Niger non è soltanto il Vecchio Continente. Secondo quanto riporta l’account Twitter African Hub, gli Stati Uniti, che comunque non hanno in programma per ora alcuna evacuazione, avrebbero costruito ad Agadez, in Niger, una base di droni militari da 110 milioni di dollari, considerata la più grande al mondo.
L’ex ministro degli Esteri del paese africano Hashim Massoud e il comandante della Guardia nazionale Mido Jerry hanno firmato un documento che autorizza la Francia ad attaccare il palazzo presidenziale. La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), composta da 15 nazioni, spalleggiata dalla Francia, con un ultimatum di una settimana ha chiesto “l’immediato rilascio e reintegrazione” di Bazoum e del suo governo, pena l’adozione di tutte le misure necessarie per ripristinare l’ordine, compreso l’uso della forza. Nel frattempo, però, le bandiere francesi stanno bruciando in Senegal.
I Paesi confinanti Burkina Faso e Mali hanno avvertito che un eventuale intervento militare in Niger sarebbe considerato come una dichiarazione di guerra contro di essi e hanno espresso la loro solidarietà al popolo nigerino. L’Algeria inoltre ha un accordo di cooperazione militare con il Niger e, secondo quanto riportato dalla stampa locale, “non resterà ferma in caso di intervento straniero”. L’esercito ha infatti innalzato lo stato di allerta al confine con il Niger. Degna di nota è inoltre la visita odierna del capo di Stato maggiore dell’esercito algerino che si è recato in Russia per incontrare il ministro della Difesa Shoigu. Il ministro russo ha sottolineato come la Russia abbia sempre sostenuto il diritto di ogni Paese a prendere decisioni sovrane. “Entrambi i paesi”, ha affermato Shoigu, “sono impegnati a perseguire politiche estere indipendenti nonostante le pressioni occidentali”. Mosca mantiene però una ufficialmente una linea moderata. Dmitry Peskov ha infatti dichiarato alla stampa che «non va posta sulla stessa linea» la posizione di Mosca con quella del leader del gruppo Wagner, Yevgeni Prigozhin, che ha espresso sostegno ai leader golpisti. «Siamo a favore del rapido ripristino dello stato di diritto nel Paese, chiediamo moderazione da parte di tutti i soggetti coinvolti e chiediamo che nessuno provochi vittime umane. Per questo auspichiamo che il Niger torni sul percorso costituzionale il prima possibile», ha sottolineato il portavoce del Cremlino.
Ad accusare invece Mosca di essere dietro al golpe in Niger è il capo ufficio di presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak. “È una tattica russa standard: distogliere l’attenzione, cogliere l’attimo ed espandere il conflitto”. Secondo Podolyak, “il sostegno dei rappresentanti filorussi ai ribelli in Mali e Burkina Faso (dove il gruppo Wagner svolge un ruolo attivo) non fa che aumentare la convinzione che la Russia abbia un piano per provocare instabilità e minare l’ordine della sicurezza globale”. Per Podolyak è dunque ancora una volta “tempo di trarre le giuste conclusioni: solo la rimozione del clan di Putin e la rinascita politica della Russia possono assicurare al mondo la stabilità e l’inviolabilità delle regole”.
Sono quindi possibili sanzioni economiche da parte di Francia, UE, Stati Uniti e Gran Bretagna, ma il loro impatto sul Niger sarà insignificante e potrebbe portare al trasferimento delle attività occidentali in Niger verso paesi più amichevoli. Inoltre, secondo il National Independent potrebbe essere cancellato il gasdotto trans-sahariano, che avrebbe dovuto rifornire i Paesi dell’UE con 30 miliardi di metri cubi di gas nigeriano all’anno. Il male africano dunque è più profondo e deriva da secoli di colonialismo occidentale, sconosciuto alla Russia, che pure rimane il solito indiziato speciale per qualche analista che ha fumato troppo. A tal punto che John Kirby, portavoce della Casa Bianca, precisa: «Non c’è alcuna indicazione che la Russia sia dietro» il colpo di Stato in atto in Niger «o che la stia sostenendo».