di Fabio Belli
La Nigeria ha interrotto la fornitura di elettricità al Niger; secondo quanto riferito da AFP la dipendenza energetica di Niamey dal confinante stato filo occidentale sarebbe del 70%.
“L’opzione militare in Niger è l’ultima opzione sul tavolo dei negoziati… ma dobbiamo prepararci a questa possibilità”, ha rassicurato il commissario dell’ECOWAS, Abdulfatar Musa. Nel frattempo, il generale Abdourahamane Tchiani, capo della giunta militare, ha inviato una delegazione in Mali per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi. Lo riferiscono fonti della rivista “Jeune Afrique“. Niamey ha anche annunciato l’apertura delle frontiere con Algeria, Burkina Faso, Libia, Mali e Ciad, e la chiusura di importanti basi di intelligence statunitensi, su tutte la la “Nigerien Air Base 201”, dotata di una pista di circa 1900 metri per droni MQ-9 Reapers e velivoli con equipaggio.
La Russia intanto ha lanciato un appello al «dialogo». A riferirlo la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova: «Riteniamo che sia estremamente importante evitare un ulteriore deterioramento della situazione nel Paese. Chiediamo un dialogo nazionale per ripristinare la pace civile, la legge e l’ordine» e «riteniamo che la minaccia di usare la forza in un Paese sovrano non contribuirà alla de-escalation e alla risoluzione della situazione nel paese», ha sottolineato Zakharova.
«Nella ricerca di una soluzione al conflitto in Niger, continuiamo a essere guidati dal principio “soluzione africana ai problemi africani”. Ci aspettiamo che l’Unione africana e altre organizzazioni subregionali compiano un vigoroso sforzo di mantenimento della pace per aiutare la popolazione del Niger a uscire fuori da questa crisi», ha aggiunto la Zakharova.
Il Pentagono ha invece annunciato che non evacuerà le truppe statunitensi dal Niger, anzi alcune di loro continueranno a interagire con i membri delle forze armate del paese, anche se Washington ha sospeso la cooperazione di sicurezza con il Niger a causa dei disordini. Da Parigi Macron dimostra irrequietezza. La posta in gioco è troppo alta e l’inquilino dell’Eliseo non è pronto alla resa. In questo momento, circa 1.500 militari francesi sono di stanza in Niger, oltre a un contingente americano di 1.000 unità.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, d’altronde. Gli Stati Uniti mostrano i muscoli anche nel Golfo Persico. Secondo quanto riporta PressTV infatti migliaia di marines statunitensi con caccia a reazione e navi da guerra starebbero organizzando un’altra dimostrazione di forza e un’intrusione con l’obiettivo di scoraggiare l’Iran che, in risposta, organizza un’esercitazione a sorpresa concentrata principalmente sull’isola di Abu Musa con l’utilizzo di navi, droni e unità missilistiche.