di Fabio Belli
Il governo israeliano avrebbe affidato il valico di Rafah a una compagnia privata statunitense, specializzata nell’assistenza a eserciti e governi di tutto il mondo impegnati in conflitti militari.
È quanto afferma il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui la compagnia avrebbe operato in diversi paesi africani e in Medio Oriente, a guardia di siti strategici come giacimenti petroliferi, aeroporti, basi militari e valichi di frontiera sensibili, impiegando veterani dell’esercito a stelle e strisce.
Intanto a Rafah almeno 35 civili palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani nei vari quartieri della città. Lo riportano fonti mediche dell’ospedale Kuwait a Rafah, che aggiunge anche 129 feriti al triste bilancio delle ultime 24 ore.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA, altri sette civili, compresi bambini, hanno perso la vita in un bombardamento israeliano nel quartiere di al-Zaytoun, a est della città di Gaza dove, secondo fonti locali, a essere preso di mira sarebbe stato un appartamento vicino a una scuola.
Nel frattempo, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi ha denunciato interruzioni nella consegna di aiuti e forniture di carburante alla Striscia di Gaza tramite il valico di Rafah al confine con l’Egitto. Le interruzioni, secondo l’Agenzia, fermerebbero gli aiuti in tutto l’enclave peggiorando la carestia già esistente. Sempre dalle Nazioni Unite, anche Human Rights Watch si dice inorridito dal ritrovamento delle fosse comuni vicino agli ospedali di Nasser e Al Shifa, dove sarebbero emersi cadaveri di donne e bambini, molti dei quali, secondo quanto riferito, con segni di tortura ed esecuzioni sommarie “Chiediamo un immediato cessate il fuoco e la fine dell’esportazione di armi”, si legge nel comunicato.
Ma il massacro prosegue inesorabile nonostante tutto.