di Fabio Belli
L’Agenzia danese per l’energia ha invitato l’operatore Nord Stream 2 AG, a partecipare ai lavori sottomarini nel luogo dell’esplosione dell’oleodotto.
La decisione delle autorità danesi giunge dopo la scoperta di un oggetto misterioso nell’area dove sarebbe avvenuto il sabotaggio. Il proprietario del gasdotto, la Nord Stream 2 AG, verrebbe dunque coinvolto per recuperare l’oggetto dal fondo del Mar Baltico. Secondo le prime ipotesi, condotte con l’assistenza del Ministero della Difesa danese, l’oggetto non identificato avrebbe una forma cilindrica; sarebbe alto circa 40 centimetri con un diametro di dieci e si presume possa essere una boa fumogena marina.
Il Cremlino, tramite il portavoce presidenziale Dmitry Peskov, nel valutare positivamente il coinvolgimento della società detenuta a maggioranza dal colosso russo Gazprom, ha ipotizzato che l’oggetto, rinvenuto accanto alla giuntura della tubazione, possa essere correlato ad un atto terroristico, sebbene ancora il tutto debba essere chiarito dall’indagine che, auspica Peskov, “dovrebbe essere il più trasparente possibile e tutte le parti interessate dovrebbero parteciparvi”.
Un’indagine che Washington starebbe ostacolando con ogni mezzo, secondo quanto sostiene l’ambasciata russa a nella capitale americana. La sede diplomatica ha risposto ai recenti commenti del Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, che in un’audizione pubblica ha negato qualsiasi ruolo degli Stati Uniti nel sabotaggio. L’ambasciata ha ricordato con una nota come le dichiarazioni dei funzionari di Washington abbiano ripetutamente fatto ricorso all’inganno e alla disinformazione, pertanto non sarebbero affidabili. La nota, nel criticare anche l’omertà da parte dei vassalli europei, ha sottolineato la mancanza di trasparenza nelle indagini, culminata con il negare l’accesso all’azionista di maggioranza della struttura, ovvero Gazprom.
L’ambasciata russa a Washington ha poi sbloccato un ricordo ai funzionari statunitensi, quando gli stessi, tra cui l’attuale presidente Joe Biden, prevedevano una corta vita al Nord Stream, il tutto per scongiurare i legami energetici reciprocamente vantaggiosi tra la Federazione Russa e l’Europa