di Fabio Belli
La procura svedese non vede alcun interesse nella creazione di un gruppo congiunto di indagini sulle esplosioni al Nord Stream. È quanto ha riferito all’agenzia di stampa russa Ria Novosti una fonte diplomatica da oltre oceano. La proposta era pervenuta da parte russa tramite il vice rappresentante presso le Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, che ha reso nota la consegna da parte di Mosca della corrispondenza tra la Russia e i paesi che conducono le indagini sull’incidente ai gasdotti, ossia Danimarca, Svezia e Germania.
L’obiettivo, secondo Polyansky, è di far sapere che Mosca non partecipa alle indagini solo perché tenuta a debita distanza dai tre paesi. La parte russa ha sollecitato più volte la formazione di un gruppo congiunto di indagine, ma evidentemente per i padroni di Washington solo questi tre paesi vassalli sarebbero i depositari della verità assoluta. Le autorità svedesi avrebbero infatti fatto sapere di non volere altri a rompere le uova nel paniere in quanto la Russia non sarebbe in grado di fornire alcuna prova materiale.
L’esclusione della Russia dalle indagini è quanto meno grottesca visto che il 51% dell’infrastruttura danneggiata è di proprietà della russa Gazprom. Ma il Cremlino non sembra demordere e, stando a quanto riferito, Mosca avrebbe chiesto se le parti danneggiate del gasdotto o i loro frammenti fossero stati rimossi dal luogo dell’incidente, se fossero stati ordinati studi per determinare le cause del danno e, in particolare, se fossero stati trovati residui esplosivi sui materiali. Tutte queste richieste sarebbero rimaste senza risposta.
Il ministro della Giustizia svedese, Gunnar Strömmer, avrebbe motivato tale riluttanza adducendole a minacce per la sicurezza dello Stato.
Ma secondo il presidente russo Vladimir Putin, esplicito con la stampa, l’idea che il Nord Stream sia stato fatto saltare da un gruppo di attivisti ucraini è una “totale assurdità. Solo uno stato può condurre un’operazione simile. In teoria i più interessati erano gli USA, che ora possono esportare in Europa il loro costoso gas”.