di Margherita Furlan
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore, nessuno contrario e la sola astensione degli USA, si «chiede un cessate il fuoco per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca a un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle esigenze mediche e umanitarie».
La risposta è subito arrivata: «Israele non cesserà il fuoco. Distruggeremo Hamas e continueremo a combattere finché l’ultimo degli ostaggi non sarà tornato a casa». Lo ha immediatamente scritto il ministro Esteri israeliano, Israel Katz su X.
In precedenza, il premier israeliano Netanyahu aveva affermato che la delegazione governativa non sarebbe partita per Washington se gli Stati Uniti non avessero posto il veto alla risoluzione.
Subito dopo il voto, Netanyahu ha annullato la partenza della delegazione israeliana.
Nella capitale statunitense era però già arrivato il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. «Non abbiamo il diritto morale di fermare la guerra a Gaza fino al ritorno di tutti i nostri ostaggi a casa»: ha riferito il ministro prima dell’incontro con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il Consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan. «La mancanza di una vittoria decisiva a Gaza – ha aggiunto – ci può portare più vicini alla guerra nel nord». «Il fatto che la risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza Onu non condanni l’attacco di Hamas del 7 ottobre è una vergogna», ha poi aggiunto l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan.
Ieri Kamala Harris aveva dichiarato in una intervista con il network Abc che qualsiasi operazione militare a Rafah sarebbe «un grosso errore». Israele ha proposto di spostare le famiglie degli sfollati a Rafah in «isole umanitarie» in altre parti della Striscia. Harris ha risposto di avere studiato le mappe, ma di non avere trovato «alcun luogo dove queste persone possano andare».
Netanyahu, tuttavia, ha ribadito ieri l’intenzione di entrare a Rafah perché, altrimenti, è impossibile sconfiggere «la pura malvagità».