di Gionata Chatillard
Una “clamorosa sorpresa”. È in questi termini che buona parte della stampa internazionale si è riferita al successo ottenuto da Imran Khan nelle elezioni legislative del Pakistan. Eppure, dopo essere stato allontanato dal Potere nel 2022, l’ex premier aveva subito dimostrato la sua forza riuscendo a portare in strada decine di migliaia di persone. Quelle stesse persone che la settimana scorsa l’hanno sostenuto nelle urne, dando ai suoi candidati una maggioranza relativa con cui l’establishment del paese asiatico dovrà in ogni caso fare i conti da qui in avanti.
A governare, però, saranno probabilmente i partiti più vicini a quello che Khan chiama “stato profondo”, ovvero a quegli apparati riconducibili in ultima istanza all’Esercito, istituzione che da sempre ha fatto il bello e il cattivo tempo nel paese musulmano. Precisamente contro questo sistema si sono schierati milioni di giovani pachistani che si sentono tagliati fuori dal sistema politico e che hanno individuato nell’ex campione di cricket la persona in grado di portare un cambiamento reale nel paese.
Chi, se non lui, d’altronde? L’ex primo ministro sembra infatti avere tutte le caratteristiche del leader rivoluzionario. Innanzitutto per aver apertamente accusato le Forze Armate di essere a libro paga degli Stati Uniti d’America. E poi perché, una volta allontanato dal Potere tramite sfiducia parlamentaria, Khan ha dovuto affrontare decine di accuse che, per il momento, si sono saldate con una condanna a 34 anni di carcere. Ed è stato infatti dalla prigione che l’ex premier ha dovuto seguire le elezioni, alle quali il suo partito -messo fuori legge dalle autorità pachistane- non ha neanche potuto partecipare direttamente. Al suo posto, Khan ha schierato un esercito di candidati indipendenti che sono diventati la prima forza politica del paese nonostante un’incessante campagna di intimidazione che ha portato all’arresto di centinaia di attivisti.
Secondo i risultati ufficiali, i politici sostenuti da Khan avrebbero ottenuto oltre 1/3 dei seggi in gioco. Numeri comunque non sufficienti a impedire un’alleanza fra i partiti più vicini all’establishment. Ma anche numeri di cui i sostenitori di Khan non si fidano affatto, tanto che nelle ultime ore sono scesi di nuovo in piazza per denunciare brogli e chiedere giustizia. Le autorità -che avevano già bloccato internet in vista delle elezioni- hanno risposto con manganelli e lacrimogeni. Ma i manifestanti, in gran parte giovanissimi, sembrano ormai aver definitivamente lanciato il guanto della sfida all’Esercito, guidati da un ex campione di cricket che continua ad avere successo anche dal carcere.