Pechino assume il ruolo di mediatore nella scacchiera internazionale
di Margherita Furlan ed Elisa Angelone
Durante l’incontro di ieri in India con l’omologo russo Sergej Lavrov a margine della riunione ministeriale della SCO, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha dichiarato che la Cina intende dare un “contributo reale” alla risoluzione politica della crisi ucraina mantenendo lo “stretto coordinamento” e la comunicazione con la Federazione Russa. Mosca si è detta a sua volta aperta ad un dialogo franco e sincero con Pechino, tenendo altresì conto della proposta di pace cinese, snobbata invece dal blocco occidentale.
Le due parti, in generale, hanno concordato di rafforzare i legami a livello bilaterale su tutti i livelli, ma anche nell’ambito della SCO in modo da creare una “piattaforma di cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Lo stesso dicasi per i BRICS, il G20 e le Nazioni Unite – piattaforme che, le due superpotenze, vedono come punti cardine del nuovo mondo multipolare.
Stando a quanto emerso dai colloqui a porte chiuse tra Gang e Lavrov, Mosca e Pechino intendono anche rafforzare la comunicazione e il coordinamento nella regione dell’Asia Pacifico, opponendosi a quella che viene definita “una nuova guerra fredda”. Una guerra che rischia in effetti di diventare calda. Per Pechino, la continua espansione della NATO in Asia “minerà inevitabilmente la pace e la stabilità nella regione”. A dirlo è stata, ieri, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, per la quale “gli Stati Uniti [starebbero] trasformando Taiwan in una polveriera”. Con questo la portavoce ha fatto riferimento alla presenza sull’isola contesa di una folta delegazione di appaltatori della Difesa USA e di un ex alto dirigente del Corpo dei Marines intenzionati a collaborare più strettamente con Taipei. Pechino quindi intende proporsi nella scacchiera geopolitica come mediatore, anche a tutela dei suoi confini e della sua egemonia economica. A tal punto da tentare di mediare tra più attori e di risolvere anche la tensione con l’Afghanistan e i suoi vicini. Il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, si trova infatti oggi in Pakistan per una visita di due giorni, invitato nel paese dal suo omologo Bilawal Bhutto Zardari durante l’incontro tra i ministri degli Esteri della Shanghai Cooperation Organisation (Sco) avvenuto ieri a Goa, in India. Lì il consigliere di Stato cinese ha parlato di “pace e tranquillità delle zone di confine”. Solo venti giorni fa il ministro Qin aveva partecipato a una conferenza in Uzbekistan sulla questione afgana, che preoccupa la Cina soprattutto per la minaccia terroristica ai suoi confini. La trasferta di Qin arriva dopo la telefonata tra il premier cinese Li Qiang e quello pachistano Sharif della scorsa settimana. Giovedì, in vista dell’incontro tra Qin e Bhutto Zardari, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha definito i due paesi “partner di cooperazione strategica per tutte le stagioni e amici di ferro”
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