di Jeff Hoffman
La Cina è contraria a qualsiasi forma di interferenza straniera o tentativo di intimidazione contro il Venezuela.
Lo ha dichiarato giovedì scorso il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, durante la visita di Stato a Pechino del suo omologo venezuelano Yvàn Gil.
“Ci opporremo fermamente a qualsiasi interferenza straniera o comportamento intimidatorio contro il nostro partner sud americano”, ha specificato Wang Yi senza lasciare dubbi sul significato delle sue parole.
I paesi dell’America Latina e dei Caraibi sono una parte importante del cambiamento in atto, ha spiegato Yi sottolineando il ruolo del sud America nell’ascesa collettiva di tutto il Sud del mondo.
La Cina svilupperà “indissolubilmente” legami con il Venezuela da “un’altezza strategica” e da una prospettiva “a lungo termine”, ha concluso Wang Yi ricollocando le pedine sulla scacchiera geopolitica del prossimo futuro.
Programmando la celebrazione del 50esimo anniversario dell’amicizia fra Venezuela e Cina, che verrà celebrato il prossimo 28 luglio, i due leader hanno inaugurato la piazza Simon Bolivar a Pechino dove ha sede l’Ambasciata venezuelana.
Quasi immediatamente dopo, per pura combinazione, la Casa Bianca ha dato istruzioni per il prossimo summit dei non più così grandi G7 richiedendo di ufficializzare il furto degli asset russi depositati all’estero e, contemporaneamente, ingaggiare una guerra economica con il grande paese asiatico alleato con la Russia di Vladimir Putin.
Il caso vuole che nelle stesse ore la Turchia ha fatto sapere che, a partire dal 7 luglio, imporrà dazi del 40% sulle importazioni di automobili dalla Cina. Già nel 2023, la Turchia impose tariffe aggiuntive sulle importazioni di veicoli elettrici dal grande paese asiatico introducendo un pacchetto di normative sull’importazione dalla Cina.
Nell’inesorabile allargamento dei fronti di guerra, dunque, il blocco belligerante dell’Alleanza Atlantica organizza lo scontro sul piano economico registrando però, una dopo l’altra, una serie di sconfitte sia sul piano militare che su quello dell’economia.