di Gionata Chatillard
Una nuova raffineria dalla capacità di 140.000 barili al giorno. Questo è il progetto appena annunciato dalla Compagnia Nazionale Iraniana di Raffinazione e Distribuzione del Petrolio. Un’iniziativa che però non vedrà la luce nel territorio della Repubblica Islamica, ma in quello della Siria. L’impianto di estrazione sarà infatti costruito nel governatorato di Homs a seguito di un memorandum firmato non solo da Teheran e Damasco, ma anche da Caracas.
L’accordo tripartito ha l’obiettivo di riattivare la produzione di petrolio in Siria, paese fortemente colpito dalle sanzioni statunitensi esattamente come l’Iran e il Venezuela. Proprio nelle ultime ore, Damasco ha denunciato perdite per oltre 115 miliardi di dollari in questo settore, esortando le Nazioni Unite a intervenire sulla questione. Gli ammanchi sarebbero infatti dovuti non solo alle conseguenze indirette delle sanzioni, ma anche a veri e propri furti da parte degli Stati Uniti, le cui truppe rimangono attive nel nord-est della Siria con l’obiettivo dichiarato di impedire che i giacimenti della zona cadano in mano a gruppi terroristi. Questo, appunto, in teoria, perché nella pratica Damasco continua a denunciare continui saccheggi da parte delle truppe statunitensi. Era d’altronde stato lo stesso Donald Trump ad aver candidamente ammesso che era proprio il petrolio il principale motivo di interesse del suo paese nella regione.
In questo tornante della Storia, però, Washington sta faticando sempre di più a mantenere una posizione di forza in Medio Oriente. Il mutato contesto geopolitico a seguito dell’intervento russo in Siria e della guerra in Ucraina ha in qualche modo accelerato la collaborazione fra quelli che la Casa Bianca considera come “stati canaglia”. L’accordo tripartito appena annunciato è infatti solo l’ultima di una serie di iniziative tramite cui Teheran sta offrendo a Damasco e a Caracas non solo assistenza tecnica, ma anche militare, con l’obiettivo di rinvigorire un’alleanza strategica che rimonta ai tempi di Hugo Chávez e Mahmoud Ahmadinejad.