di Gionata Chatillard
Non è bastata la liberazione di 4 ostaggi per fare cambiare idea a Benny Gantz, che ieri ha mantenuto fede alla sua promessa di uscire dal Governo di guerra guidato da Benjamin Netanyahu. L’ex ministro della Difesa, entrato nel Gabinetto a conflitto in corso, se n’è andato sbattendo la porta e denunciando che al primo ministro non sono bastati 8 mesi per ottenere una “vera vittoria”. Un risultato che, secondo Gantz, significherebbe eliminare Hamas, facendo tornare a casa tutti gli ostaggi sani e salvi. Ma non solo. Secondo l’ex ministro, per essere completa, la vittoria israeliana dovrebbe anche portare alla formazione di un’alleanza regionale contro l’Iran a guida statunitense. Anche per questo, Gantz aveva chiesto negli ultimi giorni a Netanyahu di sostenere il piano di cessate il fuoco proposto dalla Casa Bianca.
Le dimissioni del generale israeliano non faranno crollare il Governo in carica, ma mandano un segnale di divisione interna in un momento in cui il paese sembra non sapere come uscire dal conflitto di Gaza, ammesso e non concesso che terminare la guerra sia effettivamente uno degli obiettivi di Netanyahu. Assieme a quelle di Gantz, ieri sono arrivate le dimissioni di altri 2 ministri e quelle del generale Avi Rosenfeld, che se n’è andato dichiarando di aver fallito in quella che considerava come la missione della sua vita, motivo per cui ha deciso di appendere il fucile al chiodo e abbandonare il mondo militare.
Sul piano strettamente politico, l’opposizione guidata da Yair Lapid ha subito provato a capitalizzare la decisione di Gantz e soci, sottolineando la necessità di mandare a casa anche Netanyahu per formare un Governo più moderato e -aperte virgolette- “sano di mente”. Ma a bussare alla porta del premier c’è anche l’estrema destra, con il ministro per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, che ha subito chiesto di entrare nel Gabinetto di guerra. Spetterà adesso a Netanyahu scegliere se tirare dritto o convocare elezioni. La coalizione che lo sostiene, però, è adesso sempre più isolata non solo esternamente, ma anche internamente.