«Il giusto posto dell’Ucraina è nella famiglia euroatlantica», ha dichiarato urbi et orbi Jens Stoltenberg in visita a Kiev, dove sono attesi in maggio anche gli specialisti delle forze armate di Israele che installeranno Iron Dome contro gli attacchi con missili e droni. Il sistema per la difesa aerea di tel Aviv sarà poi esteso in tutta l’Ucraina, con intenti che non possono piacere a Mosca, ritornata a essere capitale del mondo con una visione sempre più ampia, che ha rinsaldato popolo ed élite politica in uno spirito solo. Una visione, quella moscovita, del tempo e dell’uomo che è sempre mancata a Washington, che ha pensato di vincere facile, cioè ingannando popoli, culture, identità, storia. Ognuno però deve pagare i propri debiti, anche quelli con la Storia, e l’universo a volte ci fa scoprire metodi molto fantasiosi. Ed è così che appare Elon Musk, uno dei nuovi padroni universali che si preoccupa di annunciare che gli Stati Uniti saranno destinati al default per via del loro debito. “Date le spese federali, è una questione di quando, non di se…” ha precisato Musk, che chissà, potrebbe tra qualche anno essere il nuovo Faraone adatto alla transizione della Casa Bianca, consumata dagli acari in un gioco di alleanze che ha scompaginato la vecchia scacchiera, oramai impolverata, dello Studio Ovale. Prima che esploda la rabbia sociale, ormai incastonata tra paura e ansia. E prima della grande fuga degli antichi globalizzatori, ammesso che questa sia ancora possibile.