di Jeff Hoffman
L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha vinto la seconda tornata delle primarie repubblicane nel New Hampshire con quasi 10 punti percentuali di vantaggio su Nikki Haley.
Con la vittoria nell’Iowa e New Hampshire Trump è diventato il primo candidato Repubblicano a conquistare i primi due Stati delle primarie da circa quarant’anni.
“Investiremo 4 milioni di dollari per promuovere Nikki Haley nella Carolina del Sud”, terza tappa delle primarie, hanno fatto sapere dall’ufficio stampa della candidata repubblicana. Secondo quanto affermato dalla CNN, circa il 70% dei voti della Haley proveniva da “repubblicani non registrati”, in pratica elettori tendenzialmente democratici o indipendenti accorsi a votare in massa allo scopo di ostacolare Trump.
A commentare la competizione fra i candidati presidenti degli Stati Uniti ci ha pensato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che rispondendo ai giornalisti della CBS ha spiegato che le relazioni bilaterali fra Washington e Mosca sono ormai giunte a un punto di rottura.
È improbabile che i legami tra Mosca e Washington migliorino, anche se Donald Trump vincesse le prossime elezioni presidenziali del 2024, ha spiegato Lavrov ai giornalisti.
“I primi segni della rottura sono emersi nel 2002 quando l’ex presidente George W Bush si è ritirato dal Trattato sui missili antibalistici”, ha affermato il capo della diplomazia russa sottolineando come da allora Washington abbia smantellato tutti i meccanismi di costruzione della fiducia reciproca.
“Hanno messo fine a tutti gli accordi sulla stabilità strategica, la parità, la fiducia reciproca, le ispezioni e la trasparenza”, ha precisato Lavrov.
D’altronde, lo stesso Trump era stato determinante nello smantellamento di uno dei pochi trattati sul controllo degli armamenti rimasti: l’Accordo sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), che vietava alle due nazioni di avere missili lanciati da terra con gittata compresa tra 500 e 5.500 chilometri.
Il problema, secondo Lavrov, è la percezione che Washington ha di se stessa e il senso di superiorità e impunità che coltiva a prescindere da chi risiede alla Casa Bianca.
D’altra parte Mosca ha negato di aver tenuto colloqui con l’ex presidente degli Stati Uniti per raggiungere la pace con Kiev, che tradotto in lingua corrente significa che si trattava soltanto di campagna elettorale trumpiana.
“Non ci sono stati contatti su questo tema”, ha affermato lunedì 22 gennaio il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
In quel di Washington, però, lo spettacolo deve continuare.