di Fabio Belli e Jeff Hoffman
“La NATO è una macchina da guerra ambulante che porta il caos ovunque appaia”, lo ha dichiarato oggi, 25 gennaio, il portavoce del Ministero della Difesa cinese, Wu Qian, che ha ribattuto al mantra ripetuto dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, che in più di un’occasione aveva usato l’espressione “minaccia cinese”. “Negli ultimi anni l’alleanza ha spostato costantemente la sua attenzione verso la regione Asia-Pacifico, per provocare uno scontro tra blocchi e mettere in pericolo la sicurezza regionale”, ha aggiunto Wu Qian.
Non a caso, mentre il Regno Unito discute su come prepararsi alla guerra e le accuse per l’abbattimento dell’aereo russo rimbalzano anche fra gli alleati di Washington, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden preme sul Congresso affinché approvi rapidamente la vendita dei caccia F-16 alla Turchia.
Nel nord di Gaza, la cosiddetta “unica democrazia del Medio Oriente”, non perde occasione e alza il tiro contro i palestinesi bombardando migliaia di persone radunate per chiedere aiuti umanitari. Almeno 20 i morti e 150 feriti. Il tutto mentre il ministro dell’Economia di Israele, Nir Barkat, ha dichiarato in un’intervista al Telegraph che l’Iran può essere considerato “obiettivo legittimo” per gli attacchi missilistici.
Nel Mar Rosso, anche il Kuwait ha deciso di interrompere temporaneamente il passaggio delle sue petroliere a causa dello sviluppo degli eventi. Secondo quanto appreso dal quotidiano kuwaitiano, Al Rai, la decisione di sospensione temporanea sarà soggetta a continui riesami periodici fino alla stabilità e alla sicurezza della regione. Una sicurezza che sembra stare particolarmente a cuore a Bruxelles visto che, anticipando i tempi rispetto a quanto stabilito, l’Unione europea ha deciso di istituire una missione militare nella zona.
Intanto il Pentagono ha confermato che nei prossimi giorni gli Stati Uniti avvieranno i negoziati per sostituire la presenza militare della coalizione in Iraq con una cooperazione bilaterale. Meglio tardi che mai visto che è dal 2020 che il parlamento iracheno ha votato a favore del ritiro delle truppe straniere dal Paese.
Sempre il Pentagono ha stimato a 1,6 miliardi di dollari la spesa militare in Medio Oriente dal 7 ottobre 2023. Tuttavia tale cifra include solo il supporto a Israele, mentre sono escluse le spese per bombardare lo Yemen e le operazioni connesse in Mar Rosso, che non avrebbero al momento una copertura finanziaria da parte del Dipartimento della Difesa. Il Congresso e il Senato starebbero valutando un supplemento di emergenza.
I soldi per le guerre sembrano non mancare mai.