di Fabio Belli
Nella notte e fino alle prime luci dell’alba, Israele ha lanciato un attacco massiccio per via aerea e marittima sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, prendendo di mira case e moschee che ospitano le migliaia di persone rifugiate a causa dei bombardamenti. “Piove l’inferno”, avrebbe detto la gente all’arrivo della spietata offensiva sionista. La maggior parte delle vittime e dei feriti degli attacchi sarebbero donne e bambini. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, sarebbero almeno 67 i palestinesi uccisi nelle ultime ore. Il triste bollettino di guerra dal 7 ottobre sale a 28.340 palestinesi morti e 67.984 feriti.
Secondo quanto dichiarato dal direttore dell’ospedale Abu Yousef al-Najara, le capacità delle strutture mediche di Rafah potrebbero non essere in grado di sostenere un numero così elevato di feriti viste le limitate disponibilità dei posti letto.
Gli attacchi potrebbero innescare una fuga incontrollata dei palestinesi verso l’Egitto, cosa che alla sorda leadership di Tel Aviv sembra tutt’altro che dispiacere.
Nel frattempo, il quotidiano israeliano, Maariv, rende noto che l’occupazione israeliana ha rubato 54,29 milioni di dollari alla Banca di Palestina nel suo quartier generale di Gaza. Il quotidiano, citando soldati israeliani, ha affermato che la rapina è stata avviata dopo che un cecchino aveva preso di mira i soldati occupanti nelle vicinanze della banca. La motivazione ufficiale del furto sarebbe stata giustificata per impedire ulteriori finanziamenti ad Hamas sebbene i soldi rubati fossero destinati all’Autorità Nazionale Palestinese.
Intanto, il presidente siriano Bashar al-Assad, in un incontro a Damasco con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian, ha accusato Israele di crimini di guerra e di utilizzare la copertura fornita dall’Occidente.
Ma le critiche per Tel Aviv non sembrano provenire solo dal mondo arabo. Secondo quanto riferisce la NBC, persino l’anziano presidente statunitense, Joe Biden, in una conversazione a porte chiuse, avrebbe esternato un appellativo estremamente colorito e offensivo per il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
Inoltre, questa mattina la Corte d’appello olandese, ha ordinato al governo del paese di sospendere le consegne di parti di aerei da caccia F-35 a Israele.
Ma l’avversione per il governo della cosiddetta unica democrazia del Medio Oriente, lo si avverte anche nella capitale Tel Aviv dove alcuni manifestanti hanno bruciato pneumatici e bloccato l’autostrada chiedendo le dimissioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu e il rinnovo dei colloqui di pace con Hamas.