di Elisa Angelone
Rassegnatevi, siamo e saremo più poveri. O meglio, sarete. Questo è in sostanza il messaggio che il capo economista della Banca d’Inghilterra, Huw Pill, ha indirizzato alle imprese e ai cittadini britannici parlando a un podcast della Columbia Law School.
Una risposta che intenderebbe forse zittire una volta per tutte le centinaia di lavoratori del settore pubblico che da settimane scioperano e protestano a Londra chiedendo migliori condizioni salariali ma che, logicamente, ha scatenato forti polemiche.
Per Pill è naturale che le famiglie aspirino ad un aumento di stipendio e che le imprese aumentino i prezzi per far fronte ad un costo della vita ormai sempre più alto, complice in prima linea il costo dell’energia. Tuttavia, vi sarebbe, secondo Pill “una certa riluttanza ad accettare che sì, stiamo tutti peggio”. Una condizione, questa, che per il capo economista inglese occorre accettare, “[smettendola] di cercare di mantenere il proprio potere d’acquisto chiedendo salari più alti o scaricando i costi dell’energia sui clienti”. Quest’ultima pratica, infatti, sarebbe, secondo Pill, causa del persistere dell’inflazione.
Inflazione che nel Regno Unito sembra essere senza freni. Le banche hanno alzato i tassi di interesse nel tentativo di arginare l’aumento dei prezzi che, nel settore alimentare, è stato di oltre il 19%. Tanto che, secondo i dati dell’organizzazione di beneficenza Trussell Trust, la domanda di pacchi alimentari di emergenza nel Paese è aumentata del 38% rispetto all’anno scorso.
L’economia del Regno Unito, Paese che agisce sempre in prima linea quando si tratta di mettere in pratica l’agenda globalista e che è sempre pronto a devolvere milioni di aiuti militari a Kiev, è al collasso e non lo si nasconde nemmeno più. L’impoverimento generale, con tutto ciò che ne consegue, sarà la nuova normalità, sembrano dire i padroni dall’alto degli scranni delle banche centrali. E i cittadini, volenti o nolenti, dovranno conviverci. Oppure ribellarsi, se ancora in tempo.