di Margherita Furlan e Fabio Belli
È prevista una nuova riunione del Gabinetto di guerra israeliano – la terza in 3 giorni – per esaminare il dossier Iran e la possibile risposta a Teheran. La riunione, annunciata ieri, avviene mentre sta aumentando la pressione degli USA e della comunità internazionale sulla annunciata reazione militare. Il Gabinetto ha già esaminato «diverse opzioni» ognuna delle quali – è stato spiegato – rappresenterebbe «una risposta dolorosa» per gli iraniani. Secondo i media israeliani, la decisione sarebbe quella di procedere con una contro rappresaglia che ferisca Teheran, ma che allo stesso tempo non inneschi un’escalation regionale. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha riferito all’omologo degli Stati Uniti, Lloyd Austin, che Israele “non ha altra scelta se non rispondere”. Il capo di Stato maggiore Herzi Halevi ha ribadito lo stesso concetto durante una visita alla base di Nevatim, oggetto dell’attacco iraniano.
Dall’altra parte dell’oceano si muovono gli Stati Uniti: la Segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha dichiarato che «nei prossimi giorni» gli USA metteranno in campo sanzioni e lavoreranno con gli alleati per continuare a ostacolare le «attività malvagie e destabilizzanti» dell’Iran. Tutte le opzioni per interrompere il «finanziamento del terrorismo» da parte di Teheran saranno prese in considerazione. Diverso l’atteggiamento di Pechino. Durante una conversazione telefonica con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, il suo omologo cinese, Wang Yi, ha dichiarato che l’Iran ha esercitato il diritto all’autodifesa, descrivendo il precedente attacco israeliano a Damasco come “una grave violazione del diritto internazionale” ed elogiando la dichiarazione di Teheran per aver ribadito il suo impegno a perseguire una politica di buon vicinato. Pronta la risposta delle autorità israeliane che per mezzo dell’ambasciata a Pechino hanno affermato di auspicare “una più forte condanna” da parte della Cina: “Per la prima volta l’Iran è emerso dall’ombra per rivelare la sua identità di Stato terrorista”, hanno aggiunto.
Mosca è sempre più distante. In una conversazione telefonica avvenuta oggi tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo iraniano, Ebrahim Raisi, quest’ultimo, nel rassicurare il Cremlino di non volere l’escalation, ha fatto sapere che l’azione dell’Iran è stata limitata e che le azioni distruttive delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e dei paesi occidentali non hanno fatto altro che costringere l’Iran a rispondere a Israele. I due leader hanno rinnovato la disponibilità allo sviluppo di una reciproca cooperazione.
Intanto, almeno 33.843 palestinesi sono stati uccisi e 76.575 feriti negli attacchi israeliani a Gaza dall’inizio della guerra: ad affermarlo è il ministero della Sanità di Hamas. Il ministero ha aggiunto che nelle ultime 24 ore sono state uccise altre 46 persone.