di Gionata Chatillard
Venerdì scorso, non appena rincasato dal suo viaggio a Pechino, Jake Sullivan ha rapidamente cambiato di dossier passando alla questione ucraina. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense ha infatti subito chiamato a rapporto i principali alleati europei della Casa Bianca. Oltre al suo omologo ucraino, sono corsi a Washington anche i rappresentanti di Regno Unito, Francia e Germania. Vuota è rimasta invece la poltrona dell’Italia, sebbene in passato Roma fosse già stata convocata a riunioni di questo tipo.
La stampa nostrana più atlantista non ha perso l’occasione per denunciare una sorta di retrocessione del Governo di Giorgia Meloni nelle preferenze di Washington. Una bocciatura che sarebbe dovuta al rifiuto di Roma di dare il via libera a Kiev per colpire il territorio russo con armi occidentali. Un rifiuto in realtà non chiarissimo, e condito dall’ormai consueto balletto delle ambiguità inscenato dai partiti al Governo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha comunque assicurato che “né la NATO né l’Italia sono in guerra con Mosca”, ribadendo che i rifornimenti militari consegnati all’Ucraina devono essere usati solamente sul territorio del Paese slavo e non oltre.
Parole, queste, sicuramente non gradite a Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, infatti, non sembra neanche più calcolare il Governo Meloni nelle sue pressanti richieste di armi all’Occidente. In un comunicato di questi giorni in cui chiedeva missili a lungo raggio, l’ex comico si è infatti rivolto esplicitamente a Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, evitando accuratamente di menzionare l’Italia.
Cittadini italiani sono stati invece menzionati un paio di settimane fa dal Governo statunitense, intento a compilare l’ennesima lista di sanzioni contro la Russia. In questa occasione, nel mirino del Tesoro c’erano le triangolazioni commerciali con Mosca. E sulla lista dei sanzionati sono apparsi per la prima volta i nomi di 4 italiani. Probabilmente un segnale che qualcosa si è effettivamente rotto fra il Governo Meloni e l’Amministrazione Biden, complici anche le elezioni che fra poche settimane potrebbero riportare Donald Trump alla Casa Bianca. Ma forse anche un avvertimento più o meno esplicito da parte di Washington affinché Roma ci pensi bene prima di discostarsi troppo dalla carreggiata atlantista.