di Fabio Belli
La Russia introdurrà il sistema bancario islamico in quattro repubbliche a preponderanza musulmana.
Il provvedimento, entrato in vigore il primo settembre scorso, testerà il modello di finanza islamico in Cecenia, Daghestan, Tatarstan e Bashkortostan, dove vivono gran parte dei 20-25 milioni di cittadini russi di fede musulmana. Il sistema opera secondo la legge della Sharia, proibisce l’usura, definisce sleale qualsiasi scambio come la fornitura di prestiti dietro interesse o la riscossione di penali per ritardi di pagamento, a differenza del sistema bancario occidentale, che funziona in gran parte secondo il principio del pagamento basato sugli interessi. Nel settore bancario islamico non è inoltre possibile vendere un bene che non esiste – o non è posseduto – dietro compenso, oltre al fatto che non si possono finanziare prodotti o servizi ritenuti dannosi per l’essere umano o la società come l’alcool, il tabacco e le attività di gioco d’azzardo.
Il nuovo sistema nasce sia per diversificare il sistema finanziario russo di fronte all’incombenza delle sanzioni occidentali, sia per le grandi trasformazioni geopolitiche derivanti proprio dalle restrizioni che hanno spinto la Russia, che ha l’energia come chiave della propria economia, a guardare sempre più a Est e al Medio Oriente dove il modello islamico potrebbe costituire una piattaforma appetibile per attrarre maggiori investimenti.
L’idea di introdurre il modello islamico nacque per la prima volta in Russia durante la crisi finanziaria del 2008, quando le banche si trovarono ad affrontare una carenza di liquidità e iniziarono a cercare fonti alternative di contante. Secondo il capo del comitato per i mercati finanziari della Duma di Stato russa, Anatoly Aksakov, il nuovo sistema dovrebbe raccogliere 11-14 miliardi di dollari in progetti congiunti con i paesi musulmani.