di Fabio Belli
Oggi, 22 dicembre, il presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato al telefono con il presidente palestinese Abu Mazen, informandolo dei passi che Mosca sta adottando per allentare la situazione in Medio Oriente.
Sempre dal Cremlino è intervenuto il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov, sulla questione dei beni russi sequestrati dall’Occidente. “È un tema costantemente all’ordine del giorno nell’Unione europea e negli Stati Uniti, ma ciò è inaccettabile e potenzialmente pericoloso per il sistema finanziario globale”, ha affermato Peskov, secondo il quale vi sarebbero conseguenze se tali beni venissero utilizzati per aiutare Kiev. Peskov ha commentato anche l’eventuale ammissione dell’Ucraina nell’Unione europea: “Minerebbe l’intero sistema interno dell’Europa, l’Unione Europea crollerebbe… le persone sobrie lo capiscono”, ha detto il portavoce.
La Russia ha poi dovuto protestare con l’ambasciata giapponese per le esercitazioni militari tenute congiuntamente da Giappone, Stati Uniti e Australia sull’isola di Hokkaido, vicino ai confini russi. In una nota del ministero degli Esteri si sottolinea come la politica di Tokyo sia irresponsabile etichettando il paese nipponico come una potenziale minaccia alla sicurezza nella regione Asia-Pacifico. “Adotteremo misure adeguate per rafforzare le proprie capacità di difesa”, conclude la nota.
Le gatte da pelare per Mosca sembrano per ora non provenire dall’Africa dove il fornitore russo di servizi di mining di criptovalute, BitСluster, sta costruendo un data center da 120 megawatt in Etiopia. Secondo un comunicato stampa diffuso dalla società, l’impianto, situato nella capitale Addis Abeba. entrerà in funzione già a gennaio 2024 e sarà alimentato totalmente da fonti energetiche rinnovabili; in particolare dalla Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico in Africa, finanziato dalla cinese Exim Bank, con una capacità di 5,15 GW.