di Gionata Chatillard
Dopo la fuga da Kabul delle truppe statunitensi nell’estate del 2021, i Talebani sono ormai pronti per normalizzare la loro relazione col resto del mondo. Anche perché il mondo, negli ultimi 3 anni, è cambiato parecchio, e il nuovo asse multipolare a trazione russo-cinsese è più che mai interessato a riabilitare il Governo afgano sulla scena internazionale. Negli ultimi mesi, diverse iniziative in questo senso sono state portate avanti da Mosca e da Pechino, non ultimo l’invito rivolto ai Talebani a partecipare al Forum Economico Internazionale che inizierà dopodomani a San Pietroburgo.
Mantenere l’Afghanistan sotto la scure delle sanzioni internazionali non è certo l’obiettivo di Russia e Cina, che puntano invece a coinvolgere il paese asiatico nei grandi progetti infrastrutturali con cui intendono promuovere l’integrazione del continente euroasiatico. Una vera e propria rete di corridoi commerciali da cui passeranno petrolio, gas e minerali di importanza strategica, litio in primis. Il tutto connettendo paesi così distanti fra loro come la Bielorussia e l’India, passando per l’Asia Centrale, l’Iran e il Pakistan.
Per trasformare questi progetti in realtà è però necessario venire a patti con Kabul. Ovvero riconoscere quella che, secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, è un semplice dato di fatto: ovvero che chi governa in Afghanistan sono i Talebani. Una considerazione che un anno fa ha già spinto il Kazakistan a togliere questo gruppo dalla lista delle organizzazioni terroriste. Si attende che la Russia, nelle prossime settimane, possa fare altrettanto, compiendo un altro passo verso una normalizzazione che non ha solo obiettivi economici, ma anche di sicurezza, in particolare per ciò che riguarda la lotta contro i gruppi armati che -spesso con il sostegno dei servizi segreti occidentali– hanno interesse a destabilizzare la regione. Motivo per cui l’Afghanistan potrebbe non solo essere invitato come osservatore già al prossimo vertice dei BRICS a Kazan, ma anche diventare a breve un membro a pieno titolo dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Nel mentre, l’Occidente e l’ONU restano a guardare.