di Gionata Chatillard
La stampa occidentale, imboccata dalla russofobia che impera ormai in quasi tutti i Governi europei, è più che mai convinta: Mosca si prepara all’invasione. L’allarmismo la fa ormai da padrone sulle prime pagine delle principali testate del Vecchio Continente, che recitano tutte lo stesso mantra: occorre armarsi al più presto per prepararsi alla guerra. O, nella migliore delle ipotesi, per riuscire a dissuadere il Cremlino dalle sue presunte velleità belliche.
L’ultima nazione a lanciare l’allarme è stata ieri l’Estonia, i cui servizi di Intelligence hanno assicurato che la Federazione Russa avrebbe intenzione di attaccare il fianco orientale della NATO entro i prossimi 10 anni. Dichiarazioni, queste, rese note lo stesso giorno in cui Mosca ha emesso un mandato di arresto proprio per la premier estone, Kaja Kallas, a cui il Cremlino imputa “azioni ostili contro la Russia e la sua memoria storica”. Una decisione motivata dalle recenti distruzioni di statue e monumenti commemorativi della Seconda Guerra Mondiale, quando il paese baltico era parte integrante dell’Unione Sovietica.
Per l’Estonia, così come per la Lituania e la Lettonia, quei monumenti non sono altro che i simboli di quella che considerano a tutti gli effetti come “un’occupazione” militare da parte di Mosca. Per il Cremlino, invece, Tallinn starebbe semplicemente cercando di eliminare tutte le tracce di un passato comune, dimenticandosi di come furono proprio le forze sovietiche a liberare l’Estonia -e le altre repubbliche baltiche- dal dominio nazista.