di Jeff Hoffman
Venerdì scorso, le forze dell’ordine hanno usato idranti e gas lacrimogeno per respingere i circa 3.000 manifestanti pacifisti che, per protestare contro le esercitazioni militari, l’occupazione e l’inquinamento portato dagli eserciti si sono radunati davanti alla base di Decimomannu, a poco più di 20 chilometri da Cagliari.
Puntando sull’effetto sorpresa i manifestanti antimilitaristi, partendo da Villasor, hanno imboccato una strada sterrata per raggiungere e così tagliare, come gesto simbolico contro l’occupazione militare, la recinzione dell’aeroporto militare della base.
In rigorosa tenuta antisommossa, le forze di polizia di questo mondo libero e democratico hanno bloccato, a furia di lacrimogeni e getti d’acqua, il gruppo di manifestanti costretti a deviare sulla strada provinciale dove, però, sono stati praticamente stretti fra due blocchi di agenti in assetto da guerra con gli idranti aperti.
A pianificare la manifestazione l’organizzazione Sardinnia Aresti, affiancata dai Cobas e dal movimento A Foras.
Mentre l’invio di armi a Kiev continua, infatti, la Sardegna ospita allo stesso tempo ben 3 esercitazioni militari della NATO. Noble Jump, Joint Stars e Mare Aperto. Quest’ultima ha visto lo stesso ministro della Difesa, Guido Crosetto, a bordo della nave ammiraglia Cavour.
Ciò che potrebbe facilmente sfuggire è che la regione Sardegna ospita circa il 65% del demanio militare italiano, ed è sull’isola che hanno sede i due poligoni internazionali più grandi d’Europa, nelle aree di Teulada e di Quirra, dove gli esplosivi e i proiettili sperimentali hanno ormai devastato l’ambiente.
La protesta sarda non si ferma dunque e, fanno sapere dal movimento A Foras, l’appuntamento per l’Assemblea Generale contro l’occupazione militare è il prossimo 7 maggio a Bauladu.
All’ordine del giorno è prevista la discussione e l’organizzazione del corteo del prossimo 2 giugno a Cagliari nonché la pubblicazione del dossier sull’occupazione militare in Sardegna, Corsica e Sicilia.