Saverio Lodato Massimo Giletti, che poteva farne a meno
Molti ora lo applaudono, gli fanno i complimenti per le puntate di Non è l’Arena. Ma quanto è bravo Massimo Giletti, ma quanto è coraggioso Massimo Giletti. Eppure, se non ricordiamo male, in quella mezza dozzina di puntate televisive, quello che colpiva era il silenzio spettrale del grande mondo della grande informazione italiana. In un momento in cui, forse, Massino Giletti avrebbe avuto più bisogno di applausi e di sostegno, di incoraggiamento ad andare avanti. Poi, quando quel silenzio spettrale rischiava di diventare vergogna, è scattato puntualmente l’applauso. Ed è scattato adesso che Massimo Giletti è stato minacciato, è scattato adesso che è costretto a vivere sotto scorta. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Ma il fatto è che Massimo Giletti è andato a viso scoperto contro il grande popolo di mafia che abita l’Italia. E poteva tranquillamente farne a meno. Ha ricordato ai mafiosi che se uccidi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dieci tra uomini e donne delle loro scorte, se metti le bombe a Roma, Milano e Firenze, se ammazzi donne e bambini, magistrati, poliziotti, carabinieri, giornalisti, uomini politici, sacerdoti, beh, allora la galera te la devi fare. Massimo Giletti di tutto questo poteva farne tranquillamente a meno. E poteva farne tranquillamente a meno in un Paese, l’Italia, dove invece, come è noto, e tutti gli italiani lo hanno capito, con la mafia è meglio convivere, scendere a patti, fare affari. E dove in fondo, la strada per alleggerire la galera, prima o poi si trova sempre.Ma lasciateci dire, alla fine, che tra il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, che per quello almeno che ci riguarda non ha ancora detto parole chiare su quelle centinaia di scarcerazioni facili, e Massimo Giletti, noi preferiamo il secondo. Ché poteva tranquillamente farne a meno. E, invece, non volle farne a meno.