di Gionata Chatillard
Sono circa 10.000 i soldati che l’Esercito indiano ha deciso di inviare sulle montagne dell’Himalaya per rafforzare la frontiera contesa con la Cina. Una mossa che per Pechino “non favorirà l’allentamento delle tensioni” fra i 2 paesi. Entrambi, infatti, hanno ancora fresco il ricordo di quanto successe nel 2020, quando persero la vita 20 soldati indiani e 4 cinesi, in quella che fu una sorta di riedizione in miniatura della sanguinosa guerra di confine scoppiata 58 anni prima.
L’annuncio dello spostamento di truppe arriva in un momento in cui stanno aumentando le tensioni fra Pechino e Nuova Delhi, con la Repubblica Popolare che sembra essere riuscita a sottrarre le Maldive alla sfera di influenza indiana. E questo nonostante i 2 giganti asiatici siano nei BRICS e abbiano anche mantenuto un canale di dialogo costruttivo proprio rispetto alle questioni di confine.
Negli ultimi giorni, a dividere i 2 paesi è stata la costruzione di un tunnel indiano in un’area che la Cina rivendica come parte del suo territorio. A inaugurare l’infrastruttura, che consentirà alle truppe di Nuova Delhi di spostarsi più velocemente, è stato direttamente il primo ministro Narendra Modi, più che mai interessato a sviluppare una regione che, oltre all’elevato potenziale turistico, ospita anche alcuni importanti santuari dell’Induismo.
Ma se il Governo indiano considera quel territorio come una “parte integrante e inalienabile” del paese, Pechino ricorda che la frontiera fra le 2 nazioni è in realtà ancora tutta da definire, motivo per cui Nuova Delhi non avrebbe il diritto di costruirci infrastrutture unilateralmente. La situazione sull’Himalaya, quindi, è di calma tesa, con gli eserciti di entrambi i paesi che continuano a fortificare i punti strategici della regione in vista di una possibile replica della guerra del 1962.