di Domenico D’Amico
Si va facendo sempre più invasiva ed imponente la normativa nazionale ed europea che riguarda le sementi e le piantine.
Dice la rivista di settore L’INFORMATORE AGRARIO: “Il Ministero dell’agricoltura, con un decreto in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ha fissato i quantitativi minimi di sementi e piantine certificati da
utilizzare per ogni ettaro di superficie agricola per il quale, a partire dal prossimo anno e fino al 2027, si chiederà l’accesso al sostegno accoppiato al reddito. L’obbligo riguarda la coltivazione di frumento duro, girasole, colza, riso,
barbabietola da zucchero, soia, pomodoro da trasformazione e canapa. […]
Gli agricoltori beneficiari del sostegno accoppiato al reddito dovranno conservare
e mettere a disposizione degli organismi pagatori i documenti che provano
l’utilizzo di seme e materiale di propagazione certificati (fatture, cartellini)”.
Quelli che non si era riuscito a far passare per anni per la porta, da parte dei grandi interessi internazionali, rientra dalla finestra, dando l’esclusiva di finanziamenti pubblici solo a chi “compra certificato”.
È uno scatto ulteriore verso la brevettazione della vita: prima i semi OGM, esclusiva monopolistica di quattro multinazionali in tutto il pianeta che producono al contempo anche i pesticidi, poi l’editing genomico che va a modificare surrettiziamente alcune sequenze del DNA delle piante, denunciato da istituzioni serie ed indipendenti ed esperti di tutto il mondo come OGM 2.0.
Se per gli OGM l’argine in Europa non si è ancora rotto e la normativa rimane più stringente rispetto agli Usa, per l’editing genomico la cosa è diversa, e qualche mese fa la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha sdoganato alcune di queste pratiche da apprendisti stregoni con una sentenza favorevole.
Questo nuovo decreto del Governo Meloni non fa presagire nulla di buono e sembra voler andare nella direzione volute dalle piu grandi major sementiere, verso appunto la totale brevettazione della vita. Dice Mario Apicella, agronomo esperto: “L’essere vivente non deve essere brevettato. L’unico interesse delle 4 grandi multinazionali sementiere, in realtà i fondi di investimento che cercano di governare il processo delle sementi, non hanno il diritto di brevettare la sostanza vivente.
I costi del cibo sono triplicati, le esternalità negative come l’inquinamento che le produzioni intensive provocano e le malattie che questi cibi causano, rendono insostenibile questo tipo di processo produttivo.”